Il rendiconto finanziario, obbligatorio per i bilanci ordinari

Per chi sta redigendo il bilancio ordinario è obbligatorio lo strumento del rendiconto finanziario: in questo articolo evidenziamo le regole base per la redazione di un buon rendiconto, che non deve essere considerato solo un obbligo ma uno strumento utile per la gestione pratica dell’azienda.

Il rendiconto finanziario è stato reso obbligatorio per le società di capitali che redigono il bilancio in forma ordinaria (escluse, quindi, sia le microimprese che le società che possono redigere il bilancio in forma abbreviata) con il Decreto Legislativo 139 del 2015 che ha modificato le norma del Codice Civile relative alla redazione del bilancio d’esercizio.

L’obbligatorietà scatta per i bilanci chiusi nel 2016 ma, per evidenti ragioni di comparabilità, è necessario predisporre il rendiconto finanziario anche per l’esercizio precedente (tipicamente sarà il 31 dicembre 2015 vs. il 31 dicembre 2016).

Il rendiconto finanziario si affianca al conto economico e allo stato patrimoniale per fornire una rappresentazione veritiera e corretta del risultato economico e della situazione patrimoniale e finanziaria della società così come recita il punto 2) dell’articolo 2423 del codice civile. In particolare, il rendiconto finanziario permette la piena comprensione delle dinamiche che hanno riguardato la liquidità aziendale e dei relativi flussi finanziari.

L’obiettivo da perseguire nella redazione del rendiconto finanziario è far comprendere ai fruitori del bilancio come è variata la liquidità aziendale e, soprattutto, quali sono le motivazioni alla base del delta tra un periodo e l’altro delle disponibilità liquide.

L’esigenza di preparare il prospetto dei flussi di cassa deriva dal fatto che i concetti di liquidità e redditività sono diversi e sarebbero coincidenti solo se:

  • tutti i costi corrispondessero ad uscite monetarie;

  • tutti i ricavi corrispondessero ad entrate monetarie;

  • i processi gestionali di acquisto, produzione e vendita di beni e/o servizi non dessero origine alle giacenze di magazzino.

Il ciclo di gestione della liquidità aziendale e dei flussi finanziari si può così sintetizzare

gestione liquidità e flussi finanziari

Dal punto di vista strettamente pratico, per la preparazione del rendiconto finanziario è necessario avere il conto economico di un esercizio e gli stati patrimoniali di due esercizi attigui; non è, quindi, necessaria alcuna scrittura di assestamento ma è sufficiente basarsi sui dati economici e patrimoniali già disponibili.

Per le imprese che redigono il bilancio secondo i principi contabili nazionali (OIC), il riferimento per il rendiconto finanziario è l’OIC n° 10 del 22 dicembre 2016 che prevede due diversi metodo: l’indiretto (maggiormente diffuso) e quello diretto (di più difficile applicazione).

Qualunque sia il metodo utilizzato, il risultato deve essere il medesimo.

La grandezza presa a riferimento dall’OIC 10 è rappresentata dalle Disponibilità Liquide (depositi bancari e postali, assegni, denaro e valori in cassa anche in valuta estera); di conseguenza, la costruzione del rendiconto finanziario permetterà al fruitore del bilancio di comprendere le ragioni alla base della variazione del saldo delle Disponibilità Liquide da un periodo all’altro.

La costruzione del rendiconto parte dal risultato economico dell’esercizio (utile o perdita che sia) che andrà, progressivamente, rettificato di quei costi (variazioni in aumento) e ricavi (variazioni in diminuzione) che, pur essendo contabilizzati all’interno del Conto Economico, non provocano movimenti di liquidità.

Possiamo citare, a titolo di esempio, gli ammortamenti, gli accantonamenti ai fondi per rischi ed oneri e al fondo svalutazione crediti, l’accantonamento al TFR, le svalutazioni/rivalutazioni di partecipazioni e di strumenti finanziari derivati, gli utili e le perdite presunte sui cambi (non ovviamente quelle effettivamente
realizzate).

L’obiettivo è eliminare gli effetti dei componenti negativi e positivi di reddito che non hanno provocato alcun impatto sulla liquidità aziendale.

Per la costruzione del rendiconto finanziario dell’anno 2016 vs il 2015, andranno considerati i ricavi ed i costi del conto economico dell’esercizio 2016.

Una citazione a parte meritano le imposte sui redditi, gli interessi passiviattivi, i dividendi (come proventi) e le plusvalenze / minusvalenze derivanti dall’alienazione di cespiti: tutti questi elementi reddituali vanno neutralizzati (se sono costi la rettifica sul rendiconto sarà positivo, se sono ricavi sarà negativa).

Questi componenti saranno poi ripresi in altra parte del rendiconto finanziario.

Dalla somma algebrica tra il risultato economico netto dell’esercizio e le rettifiche di cui sopra deriva il flusso finanziario prima delle variazioni del Ccn (o capitale circolante netto).

In estrema sintesi, è la liquidità generata (segno positivo) o assorbita (segno negativo) dalla sola gestione reddituale (o conto economico).

La fase successiva è relativa alla determinazione dei flussi di cassa derivanti, principalmente, dalle variazioni dei crediti/debiti commerciali e non, del magazzino e dei ratei/risconti attivi e passivi.

L’aumento dei crediti (commerciali e/o di altra fonte) così come dei ratei e risconti attivi, è un impiego di liquidità (investimento) per l’azienda e, quindi, incide come variazione negativa; la diminuzione, invece, è una fonte di liquidità (disinvestimento) ed incide, quindi, positivamente.

Lo stesso ragionamento vale per il magazzino (l’incremento assorbe liquidità mentre il decremento la genera).

Per i debiti, invece, funziona all’esatto contrario: l’incremento è una fonte di liquidità mentre, il decremento, è un impiego di liquidità.

Il calcolo delle variazioni dei saldi è relativamente semplice poiché sarà sufficiente calcolare il delta tra i saldi patrimoniali della stessa voce di bilancio per il periodo considerato e per quello precedente.

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A cura di Riccardo Bigi

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