Stiamo entrando nella stagione dei dichiarativi e si sta tornando a discutere del CPB (edizione 2025 – 2026): vediamo perché il Concordato Preventivo Biennale non è piaciuto al mondo agricolo. Anche nel 2025 le opzioni saranno poche….
Si è aperta la stagione della dichiarazione dei Redditi 2025 e torna di moda il Concordato Preventivo per il Biennio 2025 – 2026. Nel mese di Maggio sono stati commentati i dati sulle adesione al biennio 2024 – 2025 che sono state limitate.
CPB 2024 – 2025: quantifichiamo le adesioni
Dai dati Sogei (diffusi in sede di audizione parlamentare) la situazione appare al seguente: per quanto riguarda i voti ISA:
- per i contribuenti con punteggio ISA superiore ad 8 le adesioni arrivano al 22,3%;
- per i contribuenti con punteggio ISA fra 6 ed 8 le adesioni si fermano al 15%;
- per i contribuenti con punteggio ISA inferiore al 6 scendono sotto l’8%.
Per quanto riguarda i settori economici:
- per le libere professioni il 20% aderito al CPB;
- per la manifattura il dato cala al 17,4%;
- per i servizi le adesioni si fermano al 16,6%;
- nel commercio al 14,4%;
- il comparto agricolo è ultimo, le adesioni si fermano in singola cifra al 7,6%.
Come mai un settore strategico per il Paese è così restio ad aderire alle proposte del Fisco?
Il difficile rapporto agricoltura e concordato preventivo biennale
Se alla base del concordato preventivo biennale vi è, a parere di chi scrive, una sorta di scommessa col Fisco: migliore è la possibilità di pianificazione e previsione della propria attività economica, allora sarà più facile valutare il reddito proposto dai calcoli del Fisco.
Il comparto agricolo si colloca in una situazione, spesso e volentieri, di incertezza assoluta: la produzione agricola è fortemente correlata alle situazioni metereologiche e ambientali, pertanto, una pianificazione del business è estremamente complessa.
Essendo il fattore produttivo di base la terra (esemplificando in maniera estrema il concetto) in caso di mancata o ridotta produzione per eventi indipendenti (pensiamo al maltempo) il rischio di non produrre reddito a fine anno è esistente.
Una volta ottenute le derrate agricole vanno vendute e il fatturato incassato. Dato che il prezzo di tali prodotti può essere estremamente volatile, anche una buona produzione può non tradursi in un reddito congruo.
Ulteriore difficoltà è la remunerazione dei prodotti agricoli, questo valori che spesso (pensiamo ai prodotti alimentari intermediati dalla GDO) è imposto dall’acquirente data la sproporzione di forza rispetto al piccolo produttore.
A queste problematiche già note, si aggiunge anche la guerra commerciale scatenata dall’amministrazione Trump che può incidere sulle esportazioni italiane agroalimentari verso il ricco mercato USA.
Evidenziate queste problematiche in modo molto sommario, in questa situazione scommettere (in questi casi possiamo parlare di scommessa) sulla produzione di un reddito che si avvicini o sia superiore a quello proposto dal Fisco diventa estremamente aleatorio e poco conveniente.
Ecco perché l’agricoltura (in regime di determinazione del reddito d’impresa naturalmente) continuerà ad disertare il CPB anche nell’edizione 2025 – 2026.
NdR. Concordato preventivo biennale: modalità operative per il biennio 2025/2026
Sabato 31 Maggio 205
Luca Bianchi
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