Intelligenza artificiale e processo tributario

L’articolo tratta le prospettive di introduzione e evoluzione dell’intelligenza artificiale nel processo tributario evidenziando le problematiche emergenti. Le novità dell’intelligenza artificiale affascinano e spaventano allo stesso tempo…

Intelligenza artificiale e digitalizzazione del processo tributario

intelligenza artificiale processo tributarioLa legge di riforma fiscale mira ad ampliare e a potenziare l’informatizzazione della giustizia tributaria attraverso la digitalizzazione dei processi, e traccia nuove direzioni per il contenzioso tributario, puntando sull’innovazione digitale.
I suoi principi promuovono:

  • semplificazione normativa per la completa digitalizzazione del processo
  • utilizzo obbligatorio di modelli predefiniti per atti e provvedimenti giurisdizionali
  • sanzioni per la mancata adozione delle modalità telematiche

La legge si impegna anche a garantire la parità delle parti in giudizio e il diritto alla difesa, rendendo accessibili a tutti i cittadini le sentenze tributarie digitali.

 

Il progetto Prodigit

Il progetto PRODIGIT, che comprende la digitalizzazione dei processi interni al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (CPGT), è il motore di questa trasformazione, che prevede il potenziamento della banca dati nazionale e l’introduzione di un sistema di intelligenza artificiale per la sommarizzazione delle sentenze.

Anche il futuro della giustizia tributaria è quindi sempre più connesso alla tecnologia.

Il sistema, che nelle intenzioni dei promotori sarà accessibile gratuitamente, si pone il fine di fornire ai soggetti interroganti (siano essi i contribuenti, i professionisti abilitati all’assistenza, gli stessi Enti impositori) una risposta in ottica probabilistica (predittiva) sull’esito della causa che si caratterizzi per determinati elementi fattuali o giuridici che gli stessi soggetti avranno indicato al sistema.

 

Obiettivi

Il punto di partenza sono le sentenze di merito emesse in primo e secondo grado che non sono uguali e che rappresentano un dato certo giuridicamente, in quanto pubbliche, libere gratuite.

La creazione dell’algoritmo non può prescindere dall’elemento umano cioè le istruzioni che vengono fornite.

L’iniziativa è avviata in base al progetto PRODIGIT a cui partecipano il dipartimento delle finanze del Ministero dell’economia e delle finanze e il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (CPGT) il cui obiettivo è perseguito attraverso attività progettuali e realizzative affidate alla società in house del Ministero SOGEI S.p.A.

Le attività comprendono la digitalizzazione delle attività e del sito web del CPGT, l’adozione di sistemi innovativi per le attività dei giudici tributari e la sperimentazione di un modello di prevedibilità della decisione con il supporto di strumenti di intelligenza artificiale e l’implementazione della banca dati nazionale di giurisprudenza tributaria, contenente le sentenze di merito integrali oscurate, che sono pubbliche e gratuite e liberamente accessibili.

Il procedere dell’innovazione in materia di intelligenza artificiale applicata al sistema giustizia, sembra infatti ad oggi superare il concetto di “mezzo” o “strumento”: si parla sempre più frequentemente di giustizia predittiva, ovvero della possibilità di ottenere dalla IA una risposta in ordine alla ragionevole probabilità di vittoria o di soccombenza nell’ambito di un procedimento giurisdizionale.

 

Criticità

Cominciano peraltro a farsi spazio alcune preoccupazioni circa la sostituibilità del giudice nel procedimento di formazione del convincimento posto a base di una pronuncia giurisdizionale, o addirittura di uno scenario che escluderà la necessità di ricorrere alla consulenza di un difensore, quando il contribuente sarà capace di estrapolare direttamente, attraverso un algoritmo, le probabilità di successo di una vertenza tributaria che lo riguardi.

Ma come funziona l’analisi delle sentenze basata sull’intelligenza artificiale?

Dopo aver dato un primo set di istruzioni, la macchina “legge” la sentenza e restituisce un abstract; questo viene esaminato da una squadra composta da circa 90 giudici tributari e 10 cultori della materia, reclutati tramite un apposito bando: il loro compito sarà quello di confrontare l’abstract restituito dalla macchina con la sentenza originale, verificando che vi sia coerenza tra la massima “artificiale” e quella predisposta dal giudice.

Man mano che la macchina analizza le sentenze il processo viene sempre più perfezionato, anche in base ai feedback ricevuti dai membri di questa squadra, in modo da raggiungere un livello di affidabilità che permetta di aprire lo strumento al pubblico.

A questo punto il contribuente potrà inserire i principali elementi del proprio caso all’interno di Prodigit, che confronterà le sentenze indicizzate nella propria banca dati con il caso di specie, restituendo il probabile esito della lite.

In questo modo il contribuente potrà fare una valutazione “consapevole” e quanto più oggettiva in merito all’opportunità di presentare o meno un eventuale ricorso.

 

Procedimento

La prima “fase” della realizzazione di un sistema di IA nel settore tributario (e che sarà fondamentale nel momento in cui si passerà ad un sistema di giustizia predittiva) consiste in un’attività di sommarizzazione dei contenuti dei provvedimenti, che di fatto si traduce in una estrazione di conoscenza “razionalizzata” che potrà poi costituire il nucleo del sistema di previsione dell’esito del contenzioso.

Il MEF ha gestito questa fase promuovendo una fase di addestramento dell’intelligenza artificiale attraverso la revisione degli output da parte di un gruppo di “massimatori” dedicato (di fatto una tecnica di apprendimento supervisionato dell’algoritmo).

Gli obiettivi di questa fase si dividono nella creazione di una summarization di tipo astrattivo, ovvero l’elaborazione di una parafrasi sintetica del contenuto del provvedimento in linguaggio naturale, e di una summarization di tipo estrattivo, ovvero l’elaborazione di una “selezione” di informazioni chiave dal testo di origine (la sentenza).

Di fatto queste attività consentono di estrarre conoscenza dalle sentenze e possono essere poste alla base di un sistema di tipo predittivo, isolando fattispecie e “principio” alla base della decisione così da utilizzarlo per prevedere la decisione in casi analoghi.

La finalità è corroborata dal progetto PRODIGIT che comprende la digitalizzazione dei processi interni al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (CPGT), il potenziamento della banca dati nazionale della giurisprudenza di merito delle corti di giustizia tributaria di primo e di secondo grado e la creazione di un sistema di intelligenza artificiale (IA) collegato alla sommarizzazione delle sentenze mediante un algoritmo.

Nell’operazione preliminare di summarising, un algoritmo acquisirà oltre 1.000.000 di sentenze di merito: l’abstract così elaborato sarà sottoposto al controllo di coerenza e affidabilità da parte di un massimatore.

Il patrimonio conoscitivo formato dall’abstract e dalla massima sarà utilizzato per addestrare l’intelligenza artificiale posta alla base della giustizia predittiva.

All’alimentazione dell’algoritmo parteciperanno il Consiglio Nazionale Forense e il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili nella qualità di partner, mentre l’attività operativa sarà affidata a 90 giudici tributari, che compongono l’Ufficio del massimario presso ciascuna Corte di Giustizia tributaria di II grado ex art. 40, D.Lgs. n. 545/1992 e 10 giovani studiosi di diritto tributario, che saranno selezionati mediante pubblica procedura concorsuale.

 

Finalità

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo della giustizia, attraverso una meccanizzazione delle procedure, mira del resto anche a rafforzare la garanzia del principio della certezza del diritto e la velocizzazione del processo, con la possibilità, per i professionisti e contribuenti, di valutare autonomamente i possibili esiti di un giudizio, e, per i giudici, di avere un supporto per le proprie pronunce.

L’obiettivo, in sostanza, in tutti i casi di utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito della Giustizia e del processo, dovrebbe essere quello di avere una visione di un diritto oggettivo, certo e stabile, la cui applicazione possa essere calcolabile e ripetibile e, quindi, prevedibile.

 

Sistemi

Il termine “intelligenza artificiale” è una parola contenitore, che include una varietà di tecniche computazionali di tipo algoritmico assai diverse.

Il legislatore dovrà identificare i sistemi di intelligenza artificiale applicabili ed il ruolo che gli stessi possono rivestire: mero ausilio, a supporto di funzioni che restano umane, oppure vera e propria supplenza delle stesse. I diversi sistemi sono caratterizzati da un grado diverso di intellegibilità del processo decisorio utilizzato.

Per la tutela del diritto alla riservatezza dei dati del cittadino contribuente ovvio considerare che il sistema tributario vigente non prevede norme specifiche in tema di riservatezza dei dati.

In particolare, le norme tributarie non determinano il titolare del trattamento, i contitolari e i responsabili esterni e vi è poi poca attenzione alle misure di sicurezza tecniche e organizzative da allestire attorno agli archivi dei dati.

Manca, infine, un protocollo di gestione efficace di eventuali violazioni dei dati. La disciplina che regolerà l’applicazione dell’intelligenza artificiale dopo la riforma dovrà coordinarsi con i principi previsti dal Codice per l’amministrazione digitale (CAD) ed il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).

Ad oggi Prodigit. sembra possa vantare soltanto due graduatorie, la prima per la selezione degli esperti cui sarà demandata la redazione della bozza di regolamentazione del laboratorio digitale del giudice tributario TribHub, la seconda per l’assegnazione di borse di studio a studiosi di diritto tributario per la massimazione delle sentenze che confluiranno nella banca dati nazionale della giurisprudenza di merito.

 

Normativa

Le vere novità per la digitalizzazione della giustizia tributaria provengono dal regolamento contenente i criteri di redazione, i limiti e gli schemi informatici degli atti giudiziari nel processo civile (Ministero Giustizia, D.M n. 110 del 7 agosto 2023) che, in attuazione della riforma Cartabia (art. 1, comma 17, lettere d-e, legge 206/2021), dal 1° settembre 2023 travolge anche il processo tributario, cui il Codice di procedura civile si applica per rinvio in relazione a quanto non espressamente previsto dal D.lgs. 546/92: saranno infatti non soltanto le parole chiave che individueranno l’oggetto di ciascun giudizio, ma anche gli schemi informatici e i campi degli atti giudiziari ad alimentare prima la banca dati della giurisprudenza di merito e successivamente il modello di prevedibilità della decisione con il supporto di strumenti di intelligenza artificiale.

Nell’evoluzione del sistema informativo tributario e delle tecniche di contrasto all’evasione fiscale, l’efficace utilizzo delle banche dati assume un ruolo sempre più determinante.

Il processo evolutivo si dirige ormai veloce verso il ricorso alla intelligenza artificiale per combattere l’evasione fiscale.

Tuttavia, questo implica una valutazione, anche sul piano giuridico, circa lo “scontro” tra interesse fiscale e interesse alla tutela dei diritti del contribuente.

In tale ambito l’Unione europea ha selezionato e finanziato un progetto dell’Agenzia delle Entrate finalizzato, anche attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, a realizzare un sistema di supporto ai processi di valutazione del rischio di non-compliance, introducendo, sperimentando ed utilizzando le tecniche innovative di network analysis, machine learning e data visualization, per realizzare un sistema di supporto ai processi di individuazione dei soggetti ad alto rischio di evasione.

Anche l’Agenzia delle Dogane sta andando, peraltro, in tale direzione. Il porto di Ancona, ad esempio, è stato il primo in Italia ad usare l’intelligenza artificiale per controllare i mezzi in imbarco e sbarco sui traghetti.

L’Agenzia delle Dogane ha sviluppato una procedura di web spidering, basata su algoritmi di intelligenza artificiale, per la ricerca di fenomeni abusivi sulla Rete.

Tutto ciò dovrà comunque essere “armonizzato” con i princìpi giuridici (di privacy e non solo) del nostro Ordinamento.

Di fatto il Consiglio di Stato, con le sentenze n. 2936/2019 e n. 8474/2019 del 13 dicembre 2019, ha affermato che la legittimità dell’utilizzo di algoritmi nell’ambito dell’attività discrezionale della Pubblica amministrazione, richiede il rispetto di un preciso quadro di regole, in particolare sotto i profili della piena conoscibilità e della imputabilità del potere.

Quanto a quest’ultimo principio, in sostanza, deve essere sempre individuato un soggetto (persona fisica), cui possano essere ricondotti gli effetti dell’azione adottata sulla base dell’algoritmo.

 

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Luca Labano

Sabato 9 marzo 2024