Una recente sentenza di Cassazione presenta alcuni spunti sul possibile uso dell’intelligenza artificiale in sede di verifica e controlli fiscali.
Il giudice di Cassazione convalida il valore indiziario degli studi di settore, pur chiedendo la rappresentazione argomentativa della grave incongruenza tra il risultato statistico e l’ammontare dei ricavi dichiarati. Il timore è che tali sentenze possano incoraggiare un uso dell’intelligenza artificiale in materia tributaria poco incline all’autentico principio della capacità contributiva.
In materia tributaria tale uso costituirebbe non un passo in avanti nella lotta all’evasione, ma un ritorno al passato che si riteneva ormai archiviato
Accertamenti su studi di settore: possibili evoluzioni verso l’uso dell’intelligenza artificiale
Il caso: accertamento per studi di settore
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 1304 del 12/01/2024 è tornata a pronunciarsi sull’accertamento fondato sugli studi di settore ai sensi dell’art. 39, 1° comma lett. d, Dpr 600/73, accogliendo la tesi erariale in quanto per il giudice di Cassazione…
…“lo scostamento di almeno il 10% tra i ricavi dichiarati e quelli desumibili dagli studi di settore può rappresentare una soglia di sbarramento idonea a far ritenere che una percentuale di scostamento superiore possa costituire uno degli indici spia della gravità della incongruenza”.
Allo scopo di sottoporre a scrutinio di diritto il riportato stringato passo della Cassazione si ritiene di dover rappresentare come la Corte di Cassazione SS.UU. sentenza n. 22635/2009, testualmente abbia sostenuto come:
“La procedura di accertamento standardizzato mediante l’applicazione dei parametri o degli studi di settore costituisce un sistema di presunzioni semplici (e quindi non legali con ribaltamento dell’onere della prova a carico del contribuente) la cui gravità, precisione e concordanza non è ex lege determinata in relazione ai soli stan