Riforma della Giustizia tributaria: nuove proposte alle Commissioni congiunte Giustizia e Finanze del Senato

Sono tanti anni che si parla di riforma della Giustizia tributaria e di ritocchi al D.Lgs. 545/1992, ma finora non si è mai risolto nulla.
Ora però ci troviamo in una fase in cui – grazie anche alle ottime proposte avanzate dall’Avv. Maurizio Villani e alla divulgazione all’opinione pubblica e politica operata anche da CommercialistaTelematico.com – tutte le maggiori forze parlamentari concordano sulla improcastinabilità della riforma.

riforma giustizia tributaria nuove proposteLe Commissioni congiunte Giustizia e Finanze del Senato hanno iniziato in gennaio 2020 l’esame in sede redigente dei provvedimenti dai Gruppi parlamentari: la riforma della Giustizia tributaria dunque va avanti.

Riforma della Giustizia tributaria: le principali proposte

 

Il principale aspetto positivo che possiamo riscontrare in questo periodo è che i gruppi parlamentari che si sono attivati sono pressochè tutti concordi sui punti principali della riforma del D.Lgs. 545/1992 (che sono poi quelli suggeriti da Maurizio Villani e CommercialistaTelematico):

  • creazione di una quinta magistratura, quella tributaria, autonoma da quelle civili, penali, amministrative e militare;
     
  • una nuova Magistratura specialistica ed autonoma;
     
  • una Magistratura non dipendente da una delle parti in causa del processo – il Ministero dell’Economia attraverso l’Agenzia delle entrate – ma da una parte terza (la nostra proposta suggerisce la Presidenza del Consiglio dei Ministri), tutto questo nel rispetto dell’art. 111, secondo comma, della Costituzione;
     
  • con Giudici selezionati previo concorso pubblico, per titoli ed esami non oiù per nomina discrezionale;
  • impegnati a tempo pieno sulla materia, con comprovata cultura giuridica ed economica, diversamente dall’attuale situazione in cui i giudici tributari sono sostanzialmente impegnati solo a tempo parziale e percepiscono 25 euro netti a sentenza, zero euro per le sospensive;
     
  • remunerati in modo adeguato, con trattamento economico congruo e dignitoso, parificato a quello dei magistrati ordinari, elemento di dignità professionale e personale;
     
  • con obbligo di Formazione Continua, così come fanno i professionisti che difendono i contribuenti;
     
  • le controversie fino ad un certo valore (si discuterà sull’ammontare di questo valore: 30.000 euro? 50.000?) potranno essere giudicate dal Giudice Monocratico e non da un Collegio di tre Giudici.
    Qualcuno propone che il giudizio di primo grado sia sempre in mano ad un giudice monocratico e solo l’appello sempre devoluto ad un collegio allo scopo di sveltire l’operatività ma questa proposta non ci trova d’accordo, perché l’obiettivo non deve essere “sveltire” ma la qualità dei giudizi, anche perché già col giudizio di primo grado scattano meccanismi importantissimi, affronteremo poi separatamente queste motivazioni;
     
  • I nuovi organismi prenderanno la denominazione formale di Tribunali tributari e Corti d’appello tributarie, non più “Commissioni, un termine che svilisce già da solo l’importanza dei giudizi tributari.

 

Aggiornamento

 

I suddetti temi principali della riforma della Giustizia tributaria sono trattati da tutti i partiti nello stesso modo, solo qualche sfumatura qua e là su argomenti di secondo piano è diversa.

 

Rivisitato il ruolo dei giudici tributari

 

Uno dei temi più delicati riguarda il periodo transitorio e più in dettaglio la figura dei giudici tributari attualmente in carica e la loro migliore “ricollocazione”.

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere quella di creare la figura del Giudice Onorario, che sarebbe ricoperta dagli attuali giudici che lo desiderano, per le controversie fino a 3.000 euro di valore, importo che rappresenta peraltro circa il 44% del totale dei ricorsi presentati (dati anno 2017).

Rispetto agli attuali quasi 3.000 giudici (giudici bravissimi ma sottopagati, a cottimo, che conseguentemente devono occuparsi della materia ricavandosi tempi di lavoro al di fuori della loro occupazione prevalente, oppure pensionati) saranno sufficienti non più di 700/800 giudici.

In questo mese di gennaio 2020 le Commissioni congiunte Giustizia e Finanze del Senato hanno iniziato l’esame in sede redigente dei quattro provvedimenti presentati in materia.

Il relatore per la 6a Commissione, D’Alfonso (PD), d’intesa con il relatore della 2a Commissione, Cucca (IV), si è riservato una comparazione analitica tra le proposte in esame, in attesa di un ulteriore D.D.L. che sarà presentato da Movimento 5Stelle.

In pratica tutti le principali forze politiche hanno presentato un proprio Progetto Di Legge e sostanzialmente sui punti principali di modifica del D.Lgs. 545/1992 vi è una convergenza con le proposte avanzate dall’Avv. Maurizio Villani e da CommercialistaTelematico.com.

E l’importante a questo punto non è chi ha presentato il DDL ma che i punti principali siano portati a compimento e che si arrivi ad una buona riforma della giustizia tributaria.

Come sopra accennato ognuna delle proposte presentate in Parlamento tratta sostanzialmente allo stesso modo i punti principali della riforma del D.Lgs. 545/1992 e solo su qualche punto non di estrema rilevanza ci sono proposte diverse.

Un esempio può essere dato dai diversi metodi di selezione dei futuri giudici tributari oppure come citato più sopra dal numero dei giudici del primo grado oppure ancora sull’importo al disotto del quale passare attraverso l’istituto della mediazione.

 

Il Presidente del Consiglio dei Ministri propone il taglio di un grado del giudizio nel processo tributario

 

In queste ultime settimane la discussione pubblica si è soffermata anche su una idea lanciata dallo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale propone il taglio di un grado di giudizio nel processo tributario.

Questa proposta ovviamente non ha trovato d’accordo praticamente nessuna delle parti tecniche coinvolte, a partire dagli stessi Magistrati Tributari oltre che dalle Istituzioni e vari Sindacti delle categorie dei Commercialisti ed Avvocati.

Sta ora alle forze politiche fare una sintesi di tutti gli aspetti, affrontare e risolvere le varie proposte e trovare la quadra tra le varie proposte anche in merito al periodo transitorio e trovare la migliore soluzione possibile per gli attuali bravissimi giudici, per i quali peraltro occorre considerare che tanti sceglieranno di rimanere nella loro attuale prevalente occupazione rinunciando quindi a questo incarico così come tanti  opteranno – anche in funzione dell’età – per l’abbandono della attività di giudice tributario.

 

Riforma del D.Lgs. 545/1992 e non del 546/1992

 

Tutti gli argomenti citati in questo nostro intervento sono relativi alla riforma del D.Lgs. 545/1992.

La proposta legislativa avanzata dall’Avv. Maurizio Villani e da CommercialistaTelematico.com, ripresa dal disegno di Legge 1243 (comunicato alla Presidenza del Senato il 18/4/2019 d’iniziativa dei senatori Romeo, Ostellari e altri), non tocca il D.Lgs. 546/1992 ma intende riformare l’Ordinamento degli organi speciali di giurisdizione tributaria istituito dal D.Lgs. 545 del 31/12/1992 e non tocca invece le Disposizioni sul processo tributario previste dal D.Lgs. 546/1992.

Si tratta di una scelta.

Si è ritenuto opportuno procedere con le stesse modalità del 1992, tenendo completamente separate le due norme in quanto si è ritenuto necessario affrontare, e risolvere, prima le problematiche a monte per poi passare in un secondo momento, quando le condizioni lo permetteranno, agli aspetti del processo vero e proprio.

Il nostro Progetto non tocca ad esempio l’articolo 12/546, quello che individua le categorie professionali abilitate alla difesa dei contribuenti, che pertanto, in base alla nostra proposta restano quelle attuali, senza alcuna modifica.

In un paio di progetti di legge presentati, al contrario, si propone non solo la riforma del D.Lgs. 545 ma anche quella del 546, attraverso la scrittura di un “Codice della giurisdizione tributaria” o “Codice del processo tributario”.

 

Quali intenti per il futuro

 

Noi di CommercialistaTelematico riteniamo che per ora non sia opportuno intervenire sul 546 ritenendo non matura la sua riforma, non tanto perché non necessaria ma perché non risulta ancora raggiunta una sintesi condivisa da tutti come invece si è più o meno raggiunta sulle modifiche del 545.

Proponiamo pertanto di “fare un passo alla volta”, partendo dai punti condivisi del 545 e una volta approvata la riforma della Giustizia si potrà iniziare un percorso di condivisione di nuove regole del processo, ad esempio permettendo la prova testimoniale e un maggiore equilibrio tra fisco e contribuenti, altrimenti si rischia di far saltare tutto per l’ennesima volta.

 

Vuoi approfondire l’argomento? Questi sono alcuni dei nostri interessanti articoli in tema di riforma della Giustizia tributaria

 

A cura di Roberto Pasquini

Venerdì 24 gennaio 2020