Con l’introduzione del giudice monocratico, la figura del giudice tributario è stata ridefinita e, in parte, potenziata. Ma si può davvero affermare che non vi siano differenze tra giudice monocratico e collegiale?
Entrambi esercitano le funzioni giurisdizionali, ma resta aperto il dubbio se si tratti effettivamente di due ruoli paritari. Il legislatore ha delineato con chiarezza le competenze del monocratico, ma ha lasciato irrisolti alcuni aspetti pratici, come i criteri di assegnazione delle cause da parte del presidente di sezione.
Il Giudice monocratico nella Giustizia Tributaria: ruolo, competenze e prospettive
L’ultima riforma tributaria introdotta con la legge n. 130, in vigore dal 16 settembre 2022, ha portato delle novità per quanto riguarda la figura del giudice tributario, che si divide in “Giudice Collegiale” e “Giudice Monocratico”. Al decreto legislativo n. 546/1992 è stato introdotto l’articolo 4-bis, dal titolo “Competenza del giudice monocratico” che va ad aggiungersi all’altra figura che è appunto quella di “giudice collegiale”.
Le competenze del giudice monocratico
È stato istituito il ruolo di monocratico che non va a disturbare il collegiale, che è sempre esistito. Nelle attuali corti di giustizia tributaria di primo grado, il giudice in composizione monocratica tratta le controversie di valore fino a cinquemila euro e non si occupa di controversie di valore indeterminato. Per valore della lite si intende quello determinato ai sensi dell’art. 12, comma 2. Tiene conto anche dell’imposta virtuale calcolata a seguito di rettifiche di perdite.
L’importo della causa, dapprima era stata determinato in tremila euro, è stata poi sostituita da cinquemila euro, dall’art. 40, comma 2, Decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13, con applicazione ai ricorsi notificati a decorrere dal 1° luglio 2023. Il suo campo d’azione è limitato solo al primo grado di giudizio. È un giudice solitario, che decide da solo, senza il confronto del giudiz