I controlli del Fisco sui "finti" forfettari

L’Agenzia delle Entrate si prepara ad avviare una serie di controlli per scoprire eventuali abusi da parte dei cosiddetti “finti” forfettari, al fine di individuare chi intenda beneficiare del regime fiscale agevolato pur non possedendone i requisiti di accesso e di permanenza.

Per impedire o intercettare tali fenomeni saranno effettuati controlli diretti presso le sedi delle partite Iva e analisi del rischio, sia nei confronti di coloro che hanno adottato il regime per la prima volta e sia nei confronti di coloro che già lo applicavano in precedenza.

Regime Forfettario: le modifiche della Legge di Bilancio 2019

Regime forfettario per lavoratori autonomi

 

Con l’articolo 1, commi da 9 a 11, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019) sono state apportate modifiche al regime forfetario introdotto con l’articolo 1, della legge n. 190 del 2014.

Tali modifiche non hanno interessato la struttura del regime in vigore dal 1° gennaio 2015, bensì ne hanno ampliato l’ambito soggettivo di applicazione, estendendolo ai soggetti con ricavi o compensi fino a 65.000 euro (in precedenza il limite era inferiore e diversificato – da 25.000 a 50.000 euro – a seconda del settore di attività).

Sono stati, inoltre, eliminati i limiti relativi ai beni strumentali e all’utilizzo di collaboratori che ne impedivano l’accesso nella previgente disciplina.

 

“Finti” forfettari: prossimi i controlli fiscali

 

L’Agenzia delle Entrate si prepara ora ad avviare i controlli per scoprire eventuali abusi da parte dei cosiddetti “finti” forfettari, al fine di applicare l’imposta sostitutiva unica al 15 per cento per ricavi o compensi fino a 65mila euro.

A spiegarlo, nel corso del Question time del 3 luglio 2019 in Commissione Finanze della Camera, è stato Simone Valente, sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento nell’interrogazione a risposta immediata in Commissione Finanze della Camera, sollecitata dalle deputate (Pd) Fregolent e Serracchiani, evidenziando come, con l’estensione, per effetto dell’ultima legge di Bilancio, della platea dei potenziali beneficiari del regime forfettario, saranno intensificati i controlli per “stanare” chi intenda beneficiare del regime fiscale agevolato pur non possedendone i requisiti di accesso e di permanenza.

 

Le misure normative per contrastare i comportamenti elusivi

 

Secondo le deputate interroganti, tra le altre, il regime forfettario incentiverebbe la trasformazione delle società in ditte individuali, al solo fine di beneficiare delle agevolazioni fiscali, oltre alla possibilità che il soggetto in regime forfettario possa cedere parte dei propri ricavi o compensi ad un altro contribuente al fine di pagare entrambi il 15 per cento di imposte.

Chi ha società di persone starebbe in pratica dividendo il proprio patrimonio, essendo più conveniente avere due partite IVA individuali e pagare il 15% sui ricavi attribuiti a ciascuno dei soci.

Il Sottosegretario, rispondendo all’interrogazione, dopo avere evidenziato che il suddetto comportamento elusivo non è legato necessariamente ad una “trasformazione” di società in ditte individuali, poiché lo stesso può essere posto in essere – anche a prescindere da un precedente esercizio dell’attività in forma associata – da soggetti che, per evitare di superare la soglia per l’accesso al regime, ricorrano a terzi per la fatturazione dei ricavi eccedenti, rileva che, in ogni caso, laddove l’esercizio individuale dell’impresa o della professione dovesse risultare fittizio – ossia laddove l’attività fosse svolta tramite una «società occulta» – tale comportamento potrebbe essere perseguito e sanzionato attraverso le ordinarie attività di controllo.

 

Al fine di evitare il fenomeno della traslazione del fatturato dall’attività esercitata in forma societaria verso quella esercitata in forma individuale e tassata in base alla disciplina del regime forfettario, si evidenzia che, con la stessa legge di bilancio 2019, è stata modificata la causa di esclusione, in senso restrittivo, riferita alla contestuale partecipazione del soggetto in regime forfetario ad una società.

Il Sottosegretario sottolinea inoltre che, con riferimento all’incremento “sospetto” delle partite IVA individuali, con il rischio che si tratti di falsi lavoratori autonomi (solo quest’anno si sono in effetti registrate, sinora, ben 411mila partite Iva, tra nuove aperture e confluiti da vecchi regimi e di queste molte sono riferibili ad over 65), l’accesso al regime forfetario è precluso alle persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi di imposta.

Insomma, ad avviso del rispondente, non ci sarebbero falle nel sistema normativo, essendo i pericoli di aggiramento quelli ordinari legati ad ogni fattispecie di tipo elusivo/evasivo.

 

I controlli del Fisco per contrastare i “finti” forfettari

 

Nello specifico, proprio per impedire o intercettare tali fenomeni, saranno comunque messe in campo due tipi di azioni per contrastare comportamenti illeciti:

  • controllo diretto presso le sedi delle partite Iva
  • e analisi del rischio.

 

L’attività di controllo, si legge nella risposta, sarà rivolta sia nei confronti di coloro che hanno adottato il regime per la prima volta e sia nei confronti di coloro che già lo applicavano in precedenza, mettendo in campo presidi finalizzati ad evitare che possano accedere al regime soggetti che non possiedono i requisiti prescritti dalla legge.

 

L’attività di analisi del rischio, effettuata attraverso l’utilizzo delle informazioni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, individuerà i contribuenti con degli elevati profili di rischio, nei confronti dei quali sarà effettuata la verifica dei requisiti previsti dalle disposizioni normative.

Ai fini dell’efficacia di tale analisi di rischio sarà fondamentale anche l’utilizzo dei big data presenti nella Superanagrafe dei conti correnti, ora utilizzabile anche alla Guardia di Finanze.

In pratica, si metteranno a confronto entrate e uscite sui conti correnti (e non solo) con quanto fatturato (l’informazione ora è disponibile in tempo reale grazie all’e-fattura) e poi dichiarato.

In base a quanto disposto dal Dl n. 119/18, infatti, anche la Guardia di Finanza ha oggi accesso all’anagrafe dei conti correnti, con l’obiettivo specifico di andare a caccia delle medie aziende in perdita sistemica e di individuare comunque i contribuenti contraddistinti da un’operatività bancaria non coerente con l’attività svolta e con i redditi dichiarati.

I militari della Gdf dovranno comunque svolgere tale attività «in coordinamento» con l’Agenzia delle Entrate, al fine specifico di utilizzarla per realizzare piani di intervento basati su analisi di rischio, con controlli effettuati sia su base annuale che mensile.

 

 

A cura di Giovambattista Palumbo

Venerdì 12 Luglio 2019

 

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