Telefoni e tecnologia guidano i consumi delle famiglie italiane

Telefonini e smartphone sono i prodotti che guidano i consumi degli italiani: vediamo quali sono le tendenze per gli acquisiti e le prospettive per un futuro che sembra incerto.

consumi italianiItaliani appassionati di telefoni e di tecnologia. Senza dubbio non è una novità del 2024 ma dando uno sguardo ai consumi effettuati dalle famiglie italiane emerge che, nel corso degli ultimi trent’anni, continua il boom dei cellulari e degli smartphone, per i quali, almeno in termini reali, la spesa pro capite è cresciuta del 6.500%. Aumenta anche la spesa per la tecnologia: per i computer e i prodotti audiovisivi la crescita registrata è stata pari al 962%. All’interno del comparto del tempo libero, registra una netta crescita la spesa per i servizi ricreativi e culturali, che è pari al 90%. Questo è quanto emerge da un’analisi che è stata effettuata dall’Ufficio Studi Confcommercio per il periodo compreso tra il 1995 ed il 2024.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa piace agli italiani.

Telefonia e tecnologia in cima ai desideri degli italiani

La tecnologia e la telefonia sono in testa ai gusti dei consumatori italiani. Nel periodo compreso tra il 1995 ed il 2024 fanno da contraltare altre tipologie di consumi tradizionali, che registrano il segno meno. Giusto per avere un’idea basti pensare che perdono terreno:

  • gli alimentari e le bevande: -10,6%;

  • l’abbigliamento: -3,9%;

  • i mobili e gli elettrodomestici: -3,5%;

  • l’elettricità e il gas: -16,6%. In questo caso il calo è stato determinato dalla riduzione degli sprechi e dalle politiche di risparmio energetico messe in atto dalle famiglie nel corso degli ultimi anni.

Le tendenze che abbiamo visto sono ormai consolidate da diverso tempo e continuano ad essere in rialzo.

Nel 2024, in termini assoluti la spesa per i consumi è stata pari a 21.778 euro pro capite. Stiamo parlando di una cifra in aumento e sopra i livelli che sono stati raggiunti prima dello scoppio della pandemia, anche se siamo ancora rimasti sotto i livelli di picco del 2007 (138 euro in meno).

Dal 1995 continuano a crescere i consumi per il tempo libero, a discapito dei prodotti tradizionali. Fanno eccezione unicamente le spese che rientrano nella filiera turistica, come i viaggi, le vacanze, i pasti e le consumazioni fuori casa, che stanno recuperando nel corso degli ultimi anni con continui record di presenze. Anche se i numeri sono leggermente inferiori rispetto ai livelli pre pandemici.

“Nel 2024 i consumi legati al tempo libero e quelli nella filiera turistica daranno un forte contributo alla crescita – afferma Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio -. Ma la nostra economia è ancora in una fase di incertezza. Molto dipenderà dalla tenuta dell’occupazione, dalla riduzione dell’inflazione, dagli investimenti del Pnrr, dall’andamento della stagione turistica. E soprattutto dalla piena attuazione della riforma fiscale che può sostenere redditi e consumi delle famiglie”.

NdR: vedi anche: L’88% degli italiani si porta un dispositivo elettronico a letto

A preoccupare è l’incertezza per il futuro

I dati che abbiamo visto fino a questo momento sono sinonimo di un’economia in salute. Anche se pesa l’incertezza sul futuro. A tratteggiare questa ritratto sul clima di fiducia e le aspettative delle famiglie italiane nel 2024 è l’Outlook Italia Confcommercio – Censis.

“Famiglie e imprenditori di fronte ad una situazione economica positiva continuano a mostrarsi incerti sul futuro e questa situazione riduce consumi e investimenti rispetto a uno scenario di maggiore serenità – spiega Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio -. Nonostante la buona reazione post pandemica – ha detto Bella – reddito e consumi pro capite non hanno ancora recuperato i livelli del 2007. In ogni caso, nel 2024 prevediamo, sempre in termini reali, una crescita del reddito disponibile dell’1,4% e dei consumi attorno allo 0,9%: e ciò testimonia la nostra visione complessivamente positiva della salute della nostra economia”.

Senza dubbio uno dei problemi è la riduzione della fiducia, che, come ha spiegato direttamente Bella, riguarderebbe principalmente i giovani e le persone dentro il mercato del lavoro, dato dal quale emerge un senso di insicurezza che contrasta con i numeri positivi sull’occupazione.

Sia i giovani che i meno giovani indicano proprio nelle giovani generazioni i soggetti maggiormente fragili, dal punto di vista socio-economico ed occupazionale – spiega Bella -. L’aspetto più rilevante, e anche più inquietante, è che praticamente nessun giovane vede gli anziani come sezione di popolazione più in difficoltà. Solo il 3,3% dei giovani tra i 18 e i 35 anni pensa infatti che la classe d’età degli anziani sia maggiormente attualmente penalizzati.

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Lunedì 19 Agosto 2024

Pierpaolo Molinengo