Sui social si sta diffondendo il dubbio se le attività su questi svolte, e da cui derivano proventi, debbano essere oggetto di dichiarazione dei redditi, e se essere oggetto di fatturazione. Vediamo di analizzare la situazione e dare una risposta certa a chi svolge il mestiere di influencer….
Il periodo che attraversiamo ha prodotto una tipologia di attività i cui protagonisti vengono chiamati influencer, ossia persone che dispensano consigli (di qualsiasi natura) sui social network. Proprio in quanto riconosciuti in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico, taluni di essi ricevono dei compensi di natura essenzialmente pubblicitaria o similare.
Vediamo come devono comportarsi con Fisco e Previdenza.
Influencer e Fisco: i tanti dubbi
È nato il dubbio di come tali soggetti debbano comportarsi dal punto di vista fiscale: i proventi ricevuti sono tassabili oppure no? E c’è o meno l’obbligo di aprire una partita Iva?
Fiscalmente, conseguono reddito di impresa o da lavoro autonomo? Ed eventualmente, occorre versare i contributi?
Vediamo di rispondere, nella maniera più chiara ma anche tecnica, a questi quesiti.
I proventi ricevuti dal sono tassabili oppure no?
La risposta è assolutamente affermativa: in quanto derivanti da attività economica (commerciale o professionale che sia), devono essere indicati nella dichiarazione dei redditi.
Devo aprire anche la partita Iva?
La risposta è identica a quella che si dà per qualsiasi altro caso di attività da cui derivano incassi. Anche stavolta, infatti, occorre principalmente distinguere se l’attività da cui derivano i proventi sia occasionale oppure abituale; al riguardo, non c’è alcun dubbio che nel caso degli influencer che ricevono pagamenti per la loro attività, si tratti di attività abituale.
Alcune note per definire l’attività abituale
Ricordiamo, per inciso e a scanso di equivoci, che per determinare l’abitualità non rilevano:
- né il tetto di cinquemila euro, che spesso si sente invocare a supporto della occasionalità del reddito,
- né la frequenza degli incassi: anche due incassi l’anno possono provenire infatti da un’attività abituale.
L’unico elemento che occorre valutare, a tali fini, è la frequenza dell’attività svolta. Nel caso che ci occupa, essa non può che essere abituale.
Sì, dunque, alla partita Iva per introiti degli influencer.
Il codice attività
A corollario, si chiede spesso quale possa essere il codice attività corretto: si ritiene, al riguardo, che quello corretto sia 73.11.02 – conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari.
Fisco: l’influencer consegue reddito di impresa o reddito professionale?
Le caratteristiche dell’attività di influencer, e la tipologia di entrate ricevute (che sono essenzialmente introiti da attività pubblicitaria o ad essa assimilabile) li rendono fiscalmente qualificabili come imprenditori, non certo come liberi professionisti.
Tale differenza ha riflessi sulla determinazione del reddito, che risponde a criteri diversi tra impresa (nei suoi vari regimi) e lavoro autonomo.
Devo versare i contributi previdenziali sul reddito conseguito?
I contributi, come noto, vanno versati:
- in ogni caso, se si tratta di soggetto con partita Iva;
- se invece si tratta di lavoro occasionale (quindi senza partita Iva), i contributi vanno versati solo se il reddito percepito supera la soglia di cinquemila euro.
Per i soggetti con partita Iva, l’iscrizione dovrà essere effettuata alla Gestione commercianti dell’INPS, in quanto gli influencers
“esercitano un’attività d’impresa nel settore del commercio o terziario”.
Non potranno quindi, per carenza dei presupposti (lo svolgimento di attività professionale obbliga alla gestione Commercianti), iscriversi alla Gestione Separata.
Danilo Sciuto
Mercoledì 7 Febbraio 2024
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