Il caso di Cassazione: sequestro per reati tributari e autoriciclaggio e garanzie per l'avvocato difensore
Il Tribunale, per quanto in questa sede rileva, accoglieva l'istanza ex art. 324 codice procedura penale formulata nell'interesse di una avvocatessa e per l'effetto annullava il sequestro e il decreto di convalida emesso dal P.m. limitatamente ai beni e ai documenti reperiti a seguito di perquisizione dello studio legale della ricorrente, cui ne disponeva la restituzione.
Il Tribunale del riesame, dopo aver disatteso le deduzioni a sostegno delle istanze dei coindagati, in relazione alla posizione dell'avvocatessa ha ritenuto sussistente la violazione delle garanzie previste dall'art. 103 codice procedura penale in caso di perquisizione e sequestro da eseguirsi all'interno di locali adibiti a studio legale.
In particolare, l'ordinanza impugnata ha argomentato, in consapevole dissenso rispetto alla prevalente giurisprudenza, che le garanzie previste ai commi terzo e quarto dell'art. 103 codice procedura penale, in base ad un'interpretazione logica e sistematica della disposizione, debbono trovare applicazione anche nel caso di perquisizione eseguita a carico dello stesso difensore, a norma del primo comma lett. a) dell'art. 103 codice procedura penale ovvero nell'ipotesi in cui il legale stesso risulti indagato.
Ha proposto ricorso per Cassazione il Pubblico Ministero presso il Tribunale, deducendo la violazione dell'art. 103 codice procedura penale per come interpretato dal Tribunale del riesame, il quale ha ritenuto di dover fare applicazione integrale delle garanzie di libertà previste in particolare ai commi 2, 3 e 4 nonostante l’avvocatessa rivesta lo status di persona sottoposta alle indagini.
Il ricorrente, premesso che la professionista...
...“è indiziata di far parte di un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti di natura fallimentare e tributaria nonché di truffe, autoriciclaggio e reimpiego di danaro di illecita provenienza, avendo messo a disposizione del sodalizio la propria attività professionale, piegandola alle esigenze illecite dei compartecipi, lamenta che l'ordinanza impugnata - pur avendo rigettato l'istanza di riesame con riguardo a/ fumus - ha ritenuto di accedere ad una rivisitazione dell'art. 103 del codice di rito, evidenziando la stretta interferenza esistente tra la condotta illecita investigata e l'attività professionale dell'indagata, la quale risulta incaricata della difesa di alcuni dei coindagati in due distinti procedimenti (nn. 3554/2015 rgnr e 3488/2019 rgnr)”.
Su detta base, discostandosi dalla consolidata interpretazione di legittimità, ha ritenuto che in ogni caso la perquisizione presso uno studio legale ed il conseguente seque