Un caso che a volte si presenta nella pratica professionale: la morte di uno dei due soci e successivo trasferimento delle quote agli eredi.
Una recente risposta dell’Agenzia Entrate evidenzia le criticità che possono sorgere in un caso del genere per via dei divergenti interessi del socio superstite e degli eredi del socio defunto.
Abbiamo già avuto modo di affrontare anni fa sulle pagine di questa rivista il caso di una srl con soci due fratelli al 50%[1]. Sono state evidenziate le criticità connesse a tale configurazione partecipativa. Il tema focale attiene alla sorte delle quote in caso di morte di uno dei due soci.
Le clausole statutarie, in particolare, possono prevedere il subentro degli eredi o, in alternativa, il diritto del socio superstite di procedere con la liquidazione.
Entrambe le soluzioni possono non apparire appaganti. L’ingresso degli eredi nella compagine sociale potrebbe non essere gradito dal socio superstite. D’altro canto, la liquidazione degli eredi porterebbe al (forse) ingiusto effetto di estrometterli dall’azienda di famiglia.
Il trust, entro certi limiti, può essere un veicolo che risolve questi problemi.
L’Agenzia Entrate affronta un caso che spesso si presenta nella nostra pratica professionale: uno dei due soci muore e le quote passano agli eredi.
Il caso all’esame del Fisco: morte di uno dei due soci e passaggio di quote agli eredi
Capita, sovente di imbattersi in società la cui compagine sociale risulta composta da due soci titolari entrambi di una quota pari al 50% del capitale sociale.
Questa situazione può presentare alcuni aspetti di criticità in quanto, in ipotesi di divergenze di vedute da parte dei soci, la Società può venirsi a trovare in una situazione di stallo, stante la partecipazione paritaria dei due soci.
Tali aspetti di criticità possono acuirsi al verificarsi dell