In tema di reati tributari, il limite alla espropriazione immobiliare opera solo nei confronti dell’Erario, per debiti tributari, e riguarda l’unico immobile di proprietà, e non la “prima casa” del debitore. Non vi sono quindi limiti all’adozione né della confisca penale, sia essa diretta o per equivalente, né del sequestro preventivo ad essa finalizzato.
La Corte di Cassazione ha chiarito alcuni rilevanti profili in tema di sequestro della prima casa nei reati tributari.
Il caso: sequestro della prima casa dei soci di SRL
Nel caso di specie, il Tribunale, quale Giudice del riesame delle misure cautelari reali, aveva rigettato il ricorso proposto dagli imputati, indagati per il reato di cui all’art. 2 Dlgs. 10 marzo 2000, n. 74, contro il decreto di convalida del sequestro – diretto, ovvero per equivalente – del Giudice per le indagini preliminari del medesimo Tribunale, avente ad oggetto denaro, titoli e quant’altro, fino a concorrenza di circa un milione di euro, nella disponibilità dei ricorrenti e di una Srl, di proprietà degli stessi indagati, rispettivamente al 51 e al 49 per cento.
Avverso tale decisione gli indagati proponevano ricorso per cassazione, deducendo, per quanto qui di interesse, che l’immobile sequestrato, di proprietà di uno dei due indagati, rappresentava prima e unica casa di abitazione (atteso che gli altri cespiti di proprietà erano rappresentati da frazioni di fabbricati rurali), non potendo dunque essere oggetto di sequestro.
Secondo la Suprema Corte la censura era infondata.
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