L’azienda come complesso di beni volti all’esercizio dell’impresa può attraversare fasi che, sotto il profilo fiscale, meritano attenzione…
L’Azienda – Aspetti generali
Nell’art. 2555, c.c., l’azienda è definita come il “complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”.
Deve insomma trattarsi di un’universalità di beni (materiali e / o immateriali), ai quali l’imprenditore imprima una “direzione” unica per una finalità relativa all’esercizio dell’impresa, ossia alla produzione e allo scambio di beni e servizi.
Gli elementi centrali nella definizione del concetto di azienda sono costituiti:
- dal requisito dell’organizzazione dei beni, ossia il collegamento funzionale fra i beni di un complesso produttivo unitario;
- dal requisito della strumentalità per l’esercizio dell’impresa, nel senso che se è configurabile un’impresa senza azienda, non appare invece possibile parlare di azienda al di fuori di un contesto di tipo imprenditoriale.
Tra gli elementi che concorrono a formare l’azienda devono ricomprendersi – secondo l’interpretazione più condivisibile – tutti i beni materiali e immateriali, ivi inclusi i rapporti obbligatori, ma con l’esclusione dei debiti.
Infatti, rispetto ai cespiti materiali e immateriali che possono essere trasferiti con l’azienda, le passività costituiscono semmai un “accollo contestuale”, ossia una pattuizione distinta da quella strettamente qualificabile come trasferimento d’azienda, ma stipulata nell’ambito di un accordo contrattuale unitario; per tale motivo, esse possono essere poste in diminuzione del valore dell’utilità ricevuta.
In numerose pronunce dell’amministrazione finanziaria, che hanno ripreso anche gli indirizzi della giurisprudenza di legittimità (tra le altre, risoluzione n. 33/E del 10.4.2012), l’azienda è stata definita come un complesso di beni unitariamente considerato, dotato di una potenzialità produttiva.
In tale contesto, i beni strumentali devono essere idonei, nel loro complesso e nella loro interdipendenza, all’esercizio di un’impresa.
Azienda e imprenditore
L’azienda (o il ramo d’azienda) può essere definita come un insieme di beni eterogenei, non necessariamente di proprietà dell’imprenditore, costituenti un complesso caratterizzato da un’“unità funzionale”, determinata dal coordinamento realizzato dall’imprenditore tra i diversi elementi patrimoniali e dall’unitaria destinazione dei medesimi ad uno specifico fine produttivo “organizzato” (produzione / scambio di beni / servizi).
I fattori essenziali dell’azienda si possono individuare nell’organizzazione, nei beni e nel loro fine, per l’esercizio dell’impresa; si tratta, dunque, di una coesione unitaria di elementi funzionalmente legati da un rapporto di complementarietà strumentale, caratterizzati dall’essere destinati ad un fine comune: l’esercizio dell’impresa.
Ai sensi dell’art. 2082 del codice, è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi. Può trattarsi anche di un soggetto dimensionalmente “piccolo”, al di sotto della definizione di “microimpresa”, dedito a un’attività organizzata in forma “cellulare” intorno al suo proprio know how e alle sue capacità produttive personali (come accade per alcune tipologie di imprenditori individuali).
In questo caso, può darsi un’attività di impresa senza azienda, cioè la produzione di beni / servizi senza una struttura organizzata (con linguaggio IRAP, senza “autonoma organizzazione”).
L’imprenditore commerciale è quella figura che rientra nelle classificazioni di cui all’art. 2195 del codice civile (“imprenditori soggetti a registrazione”): a tale soggetto, esercente quelle attività al fine della produzione o scambio di beni e servizi e con autonoma organizzazione (come richiesto dall’art. 2082 del codice), si applicano disposizioni quali quelle rela