La cd. sopravvalutazione delle rimanenze è una modalità idonea a realizzare l’occultamento dei ricavi reali dell’impresa e consiste nell’attribuire alle merci invendute un valore superiore a quello effettivo (c.d. “magazzino gonfiato”).
In buona sostanza, tra le rimanenze finali vengono contabilizzate anche parte delle merci vendute.
Tale tecnica non fa apparire tutto l’utile effettivamente realizzato, e consente di evadere l’IVA sulle vendite.
Gli indizi di evasione mediate utilizzo di tale metodo possono essere reperiti dall’inventario fisico al momento dell’accesso, dai registri e dalle dichiarazioni IVA (l’esistenza di frequenti saldi a credito nelle liquidazioni periodiche IVA e, conseguentemente, l’esistenza di una o più dichiarazioni annuali IVA chiuse a credito possono rappresentare un indizio di corrispettivi di vendita non registrati a fronte di acquisti regolarmente contabilizzati), e dai conti cassa e banche (l’apporto di finanziamenti all’impresa da parte dei soci o dal titolare, che non hanno altri redditi tali da giustificare tale ricchezza, può rappresentare una valida spia).
Sull’argomento della corretta valutazione delle rimanenze finali, ti segnaliamo:
- La valutazione delle rimanenze in bilancio: criteri da applicare e ripercussioni fiscali
- Inventario di magazzino e valutazione delle rimanenze di fine anno
- Si pagano care le irregolarità sulle rimanenze: mancata indicazione delle rimanenze finali e accertamento induttivo
A cura di: Redazione
Settembre 2010