Una recente sentenza di Cassazione ci permette di fare il punto su come va provato, anche oralmente, il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione di beni aziendali.
Il reato di bancarotta fraudolenta può essere dimostrato anche attraverso prove orali: lo ha affermato la Corte di cassazione con una recente sentenza depositata il 23 Agosto 2024 che analizza le responsabilità dell’amministratore per la conservazione del patrimonio sociale a garanzia dei creditori e quali sono i mezzi di prova per dimostrare la commessione del reato di bancarotta.
Il caso bancarotta fraudolenta per distrazione di beni
Il caso di specie trae origine dall’emissione di una sentenza di condanna per i reati di bancarotta fraudolenta per distrazione dell’imputato al quale era stato contestato di avere occultato la presenza di alcuni beni facenti parte del patrimonio aziendale.
Ricorreva il difensore deducendo tra i motivi di ricorso l’errata applicazione della legge penale sostanziale compiuta da parte dei giudici di merito, che in assenza di ogni altro elemento probatorio avevano desunto la condotta di distrazione sulla base della semplice assenza di alcuni beni facenti parte del capitale sociale.
Il procedimento dopo avere compiuto il proprio corso veniva deciso da parte dei giudici della Corte di cassazione con la citata sentenza n. 33079/2024.
La prova della bancarotta fraudolenta e le responsabilità dell’amministratore per i giudici di Cassazione
La motivazione del provvedimento esamina alcuni aspetti del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione.
L’illecito, osservano gli ermellini, è sicuramente configurabile a carico dell’amministratore qualora un bene facente parte del capitale venga distolto dalla sua funzione di garanzia delle ragioni dei creditori ed è applicabile anche alla figura dell’amministratore sulla base della semplice presenza di una qualifica di tale tipo.
Precisano i giudici della Corte di cassazione come in capo all’amministratore si configuri una posizione di garanzia circa l’integrità dell’intero capitale sociale, discendendone che, nel caso in cui un bene che ne fa parte risulti assente, possa ritenersi configurabile la condotta distrattiva richiesta dalla normativa per la configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta (per distrazione).
Pertanto, al fine di accertare una responsabilità penale in tali casi è necessario verificare la presenza o meno in capo ad un soggetto della qualità di amministratore della società.
L’accertamento condotto nel corso del processo penale si baserà sulla prove raccolte nel corso del procedimento. Potranno essere utilizzate come ovvio prove di tipo orale ovvero documentale.
La qualifica di amministratore potrà essere dimostrata in base a testimonianze ovvero in base a documenti tra i quali assumono particolare importanza i verbali redatti nel corso delle attività compiute nello svolgimento delle funzioni degli organi sociali dei quali l’amministratore fa comunque parte.
Il ragionamento seguito nella motivazione è il seguente: l’amministratore in virtù della qualifica rivestita è responsabile per il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, anche nel solo caso di assenza di un bene facente parte del capitale sociale.
Una possibile difesa per l’amministratore
Tuttavia tale regola ammette un eccezione. Sarà infatti possibile per l’amministrazione evitare la responsabilità penale nel caso in cui riesca a dare la prova che l’assenza del bene dipenda da una diversa ma legittima destinazione.
NdR: Abbiamo analizzato qui un altro recente caso di bancarotta fraudolenta per distrazione
Andrea Magagnoli e Luca Bianchi
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