Quali sono i rischi per i soci di società di persone che prelevano fondi dai conti della società in eccedenza rispetto agli utili?
Tale prassi risulta essere molto utilizzata in questo tipo di società ma potrebbe essere interpretata dal fisco come prova di evasione fiscale…
I prelevamenti effettuati dai soci dal conto corrente intestato alla società di persone, assurgono a compensi per lavoro autonomo non abituale prestato in favore della società?
L’ufficio impositore può desumere, dalle risultanze del conto bancario intestato alla società, la percezione di somme in favore dei soci qualificandole come reddito da lavoro autonomo occasionale?
È configurabile la natura di prestiti finanziari delle somme reiteratamente prelevate dai soci dal conto corrente intestato alla società di persone?
Spetta ai soci la prova in ordine alla natura di prestiti delle somme prelevate, a tanto non bastando la generica denominazione “prelevamento soci” attribuita al conto corrente?
Sussiste differenza tra il fenomeno della distribuzione degli utili prodotti in forma associata e quello dei compensi percepiti dai soci o dagli amministratori proprio al di fuori degli utili prodotti dalla società?
Le regole che governano la distribuzione dell’onere della prova sanciscono che grava in prima battuta sull’ente impositore dimostrare la rilevanza fiscale dei prelevamenti effettuati dai soci dal conto corrente intestato alla società di persone e non in capo ai contribuenti, sui quali non spetta di provare l’insussistenza del maggior reddito da lavoro autonomo accertato?
L’ufficio impositore può desumere, dalle risultanze del conto bancario intestato alla società, la percezione di somme in favore dei soci qualificandole come reddito da lavoro autonomo occasionale, fornendo la prova al riguardo in relazione agli elementi considerati dall’art. 38 del d.P.R. n. 600 del 1973 ovvero la presenza