Anche il pagamento del canone di affitto (rectius locazione) a favore del dipendente ricade fra i fringe benefit detassati nel 2024. Si tratta di un benefit che può essere molto utile per aiutare i lavoratori a trasferirsi o a rimanere in zone col costo della vita elevato: ecco come funziona in pratica.
La normativa fiscale italiana, rappresentata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) approvato con Decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1986 numero 917, dispone all’articolo 51, comma 1, che il reddito di lavoro dipendente, soggetto ad Irpef e relative addizionali, è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro.
In virtù della norma citata, rilevano ai fini fiscali non solo le somme in denaro corrisposte a mezzo cedolino paga ma, altresì, i cosiddetti “compensi in natura”, rappresentati da una serie di beni e servizi riconosciuti dal datore di lavoro ai dipendenti.
Alla luce di quanto descritto è lecito chiedersi se, nell’ambito dei compensi in natura tassati, rientra anche il pagamento, a beneficio del lavoratore, del canone di affitto dell’abitazione.
Analizziamo la questione in dettaglio.
Fringe benefits 2024: i beni e servizi di modico valore
Il citato TUIR prevede all’articolo 51, comma 3, che non concorre a formare il reddito il valore dei beni ceduti