In questo articolo iniziamo a trattare quali sono i reati tributari connessi con la presentazione della dichiarazione dei redditi relativi al 2019 il cui termine di invio scade - salvo proroghe - a fine mese. Ricordiamo che nel 2019 sono state inasprite le pene relative alle principali fattispecie di reati tributari.
Reati tributari e Unico 2020: premessa
La tornata dichiarativa di Unico 2020 che va a concludersi è caratterizzata dalla prima applicazione della disciplina dei reati tributari, di cui al D. Lgs. n. 74/2000, profondamente innovata da una duplice intervento legislativo: quello del cosiddetto “decreto fiscale” di fine 2019 – decreto-legge 26.10.2019, n. 124 convertito dalla legge 19.12.2019, n. 157 – e, più di recente, quello di cui al D. Lgs. 14.7.2020, n. 75 – di recepimento della direttiva (UE) 2017/1371 relativa alla lotta contro le frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale (cosiddetta “Direttiva PIF”).
I distinti interventi legislativi fisiologicamente comportano due differenti entrate in vigore: infatti, le modifiche alle fattispecie di reato di fine 2019 hanno efficacia dal 24 dicembre 2019, data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto fiscale, mentre le innovazioni figlie del recepimento della Direttiva PIF trovano applicazione per i reati tributari commessi a decorrere dal 30 luglio 2020.
Tuttavia, atteso che per molti reati tributari il relativo momento di consumazione è la presentazione della dichiarazione dei redditi, i due “blocchi” di modifiche normative hanno prevalentemente ricaduta sulla prossima dichiarazione di Redditi 2020, con un lasso temporale che si estende dal termine di scadenza ordinario, 30 novembre prossimo, sino al termine di scadenza tardivo ma comunque nei termini, ossia il 28 febbraio 2021.
Per ulteriori approfondimenti sull'argomento puoi consultare anche:
"Punibilità e non punibilità dei reati tributari: omessa dichiarazione dei redditi"
"Infedele asseverazione e dichiarazione fraudolenta"
Gli interventi della Legge n. 157/2019
Le innovazioni apportate all’impianto del D.Lgs. n. 74/2000 dall’intervento legislativo di fine anno rappresentano un vero e proprio “giro di vite” nei confronti della fattispecie tributarie penalmente rilevanti, generato dal seguente insieme di azioni:
- innalzamento delle pene edittali per le fattispecie penal-tributarie maggiormente ricorrenti;
- livellamento verso il basso delle soglie di rilevanza penale dell’imposta evasa o degli elementi attivi sottratti ad imposizione;
- previsione della confisca “per sproporzione” per alcune fattispecie penalmente rilevanti[1];
- inserimento di alcune fattispecie penalmente rilevanti nel catalogo dei cosiddetti “reati presupposto” della responsabilità degli enti per illeciti amministrativi dipendenti da reato ex Lgs. n. 231/2001.
Ne deriva, dal ventaglio appena esposto, un indubbio inasprimento della “risposta” penale ai reati tributari, ai quali si accompagna, per l’incidenza delle disposizioni del codice penale e di procedura penale, anche una decisa implementazione dei mezzi istruttori per contrastare queste condotte criminose.
Infatti, l’innalzamento delle pene è stato pensato anche al fine di permettere le seguenti ricadute:
- possibile applicazione della misura cautelare in carcere;
- preclusione all’applicazione dell’istituto della “particolare tenuità del fatto”;
- possibile utilizzo delle intercettazioni telefoniche
circostanze, queste, che possono verificarsi quando la pena “nel massimo” di cinque anni è, a seconda dei casi, “non inferiore”, “non superiore” o “superiore”, come dai richiami no