I dazi USA stanno facendo sentire il loro peso sul mercato del vino: al momento i produttori italiani stanno riducendo i prezzi ed erodendo i margini. Quali sono le prospettive per la viticoltura italiana?
Secondo i dati elaborati dall’Unione Vini i dazi USA sono costati ben 61 milioni di euro nei primi mesi di applicazione, poco meno di quanto pagato da vini francesi con 62,5 milioni.
I dati erano attesi, in quanto gli Usa sono il primo mercato di esportazione per il vino italiano ed il vino italiano è secondo solo a quello francese nella penetrazione del mercato statunitense.
Dazi sul vino: quali effetti sull’export italiano?
I dati dell’export 2024 dicono che l’Italia, nonostante le difficoltà del mercato, ha chiuso con 21,7 milioni di ettolitri esportati (+3,2%) per 8,1 miliardi di euro (+5,6%), terzo miglior risultato storico di sempre.
Al contempo gli USA hanno visto crescere la loro posizione di leadership nei mercati primo mercato per valore con 6,3 miliardi di euro (+1,6%), importano 12,3 milioni di ettolitri (+0,1%), nonostante i consumi siano calati del 5,5%.
I consumi in calo sono un trend globale: il 2024 ha segnato – 3,3%. Questo calo dipende dal cambiamento dei consumi, che vede il pubblico, soprattutto i più giovani, meno propenso al consumo di vino.
Una prima riflessione ci dice che si stima che gli importatori statunitensi abbiano intensificato gli acquisti di vino (come di altre materie) prima dell’introduzione dei dazi da parte del presidente Trump: l’export italiano nell’ultimo bimestre 2024 aveva visto una crescita in doppia cifra +21% a volume e +34% a valore.
Ovviamente i dati 2025 raccontano una storia diversa. Secondo le prime proiezione (fonte Associazione Interprofessionale del Vino Spagnolo – Interprofesional del Vino de España – OIVE) anche se il primo semestre del 2025 ha visto crescere il commercio di vino verso gli USA, il mese di giugno 2025 ha denotato il primo calo del -3,1% in termini di valore, a 490,8 milioni di euro (-15,7 milioni di euro), tuttavia è aumentato il volume del vino importato del 3,8%, a 101,25 milioni di litri (+3,7 milioni).
Coerentemente il prezzo medio del vino è sceso di 34 centesimi di euro al litro (-6,6%): nel complesso, il volume del vino esportato è aumentato seppure il fatturato complessivo è diminuito.
I dati suggeriscono che a fronte dell’introduzione dei dazi e della svalutazione del dollaro
Alcuni numeri di Giugno 2025
I maggiori esportatori risultano, secondo l’OIVE, essere la Francia e l’Italia (che coprono il 73,6% delle importazioni USA), terza distaccata la Spagna che ha superato a Giugno la Nuova Zelanda. L’effetto dei dazi si vede sulle esportazioni canadesi, le quali a causa della guerra commerciale in corso sono crollate del 29%: si tratta non solo di vino candese (la cui produzione è limitata e la cui tradizione è giovane, ma con un buon posizionamento su un prodotto di nicchia come gli ice wine o vin des glaces), ma anche di vino di provenienza di altri paesi.
Per quanto riguarda l’Italia, il calo del fatturato mensile è stimato del 4,2% (su giungo 2024), mentre la Francia riesce migliorare il dato del 5,3%. Qui si nasconde il problema del vino italiano, che si posiziona su fasce di prezzo inferiori al vino francese: posizionamento che lo vede complessivamente sfavorito in caso di aumento dei prezzi, in quanto si stima che saranno i vini più “economici” a pagare maggior dazio nella guerra commerciale in corso.
Si segnala anche una crescita dei volumi provenienti da paesi considerati minori rispetto all’Europa, come Australia, Nuova Zelanda e Cile.
Le prospettive per la viticoltura italiana
L’Italia si è confermata il maggior esportatore di vino verso gli USA anche per il primo semestre 2025. Come già segnalato, per viticoltura italiana il mercato USA è fondamentale visti i volumi movimentati: mercato non sostituibile.
I dati UIV (Unione Italiana vini) dicono che il prezzo medio del vino italiano venduto negli USA nel mese di Luglio 2025 è calato del 13,5%: in pratica i viticoltori italiani stanno cercando di assorbire quasi integralmente il dazio al 15% per difendere il mercato americano. Come ha dichiarato il presidente Frescobaldi, il problema è che non tutti i produttori possono permettersi questa strategia, anche perché nonostante lo sforzo dei viticoltori italiani i prezzi negli USA sembrano in crescita con un inflazione stimata del 3% oramai in tutti i comparti.
Un’ottima vendemmia ma tini e magazzini pieni
Frescobaldi rilancia le richieste di aiuto al settore anche a fronte dei dati dell’ultima vendemmia: il 2025 passerà alla storia complessivamente come un’ottima annata dal punto di vista qualitativo, ma anche abbondante, con un +8% rispetto allo scorso anno; in tutto 47,4 milioni di ettolitri. In un contesto europeo in cui la produzione è in crescita complessiva del + 2,1%.
A fronte di questi numeri tini e magazzini sono pieni: sarebbero 37 milioni gli ettolitri di vino disponibili dalle precedenti vendemmie ancora invenduti.
Le richieste dei viticoltori variano dai sussidi per sostenere le esportazioni in Usa e aprirsi ad altri paesi;; ad esempio ci si aspetta che l’accordo col Mercosour possa far aumentare le vendite in Brasile di vino italiano che già ad oggi vale 190 milioni di euro, nonostante la concorrenza delle produzioni cilena e argentina.
I viticoltori chiedono anche la riduzioni dei nuovi impianti, la riduzione della superficie coltivata a vite ed aiuti per sostenere tutte le pratiche che non portano l’uva alla bottiglia di vino: dalla vendemmia verde alla trasformazione in distillati.
NdR. Scopri qui il nuovo accordo commerciale UE – Indonesia
Sabato 11 Ottobre 2025
Luca Bianchi
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