L’Italia sta affrontando una spesa pubblica troppo elevata, superando di cinque volte i fondi del PNRR. Nel 2023, spenderà circa mille miliardi di euro, principalmente in pensioni, stipendi, consumi intermedi, sanità e assistenza.
La Cgia di Mestre critica la mancanza di oculatezza nella gestione di queste spese, influenzando la capacità di ridurre le tasse. L’UE ha sollevato preoccupazioni sugli squilibri macroeconomici e ha invitato l’Italia a una maggiore prudenza fiscale, specialmente riguardo all’impatto del Superbonus.
Eccessiva spesa pubblica in Italia
Inutile negarlo, l’Italia spende troppi soldi. Ogni anno dalle casse dell’Erario escono cinque PNRR. A determinare una spesa così alta per il nostro paese sono principalmente queste voci:
- pensioni;
- stipendi;
- consumi intermedi;
- sanità;
- assistenza.
A scattare una desolata fotografia di una Nazione con le tasche bucate è la Cgia di Mestre, che ha messo in evidenza come nel nostro paese, ogni anno, la spesa pubblica risulti essere superiore di oltre cinque volte quella del PNRR, ossia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Solo nel 2023 dalle casse dello Stato usciranno, in termini assoluti, qualcosa come mille miliardi di euro.
A differenza del PNRR – che tra il 2021 e la metà del 2026 permetterà al nostro Paese di investire 194 miliardi di euro – non c’è particolare attenzione da parte dell’opinione pubblica e della politica su come vengano spese queste risorse.
L’Italia spende un’infinità di fondi
Nel 2023 l’Italia spenderà qualcosa come mille miliardi di euro. A differenza dei fondi che arriveranno per il PNRR non sono previsti degli investimenti in opere, infrastrutture, aiuti o servizi da ultimare nell’arco di poco più di due anni.
Analisi della Cgia di Mestre
Stando a quanto mette in evidenza la Cgia di Mestre:
“alle singole voci che compongono la spesa pubblica sono destinate annualmente delle risorse economiche complessivamente cinque volte superiori, alle quali, però, non viene riservata la stessa oculatezza. In quella di natura corrente, ad esempio, spesso si annidano sprechi, sperperi e inefficienze che nessuno riesce a sradicare; le politiche di spending review realizzate in questi ultimi 10 anni, infatti, sono state un autentico fallimento”.
Due pesi e due misure, in altre parole. Una situazione, però, che non permette al nostro paese di tagliare in maniera strutturale le tasse perché le spese continuano ad essere troppo alte.
Impatto della spesa sulle tasse
Nel caso in cui, ad esempio, la spesa pubblica fosse più contenuta sarebbero sufficienti meno entrate per riuscire a mantenere in equilibrio i conti dello Stato. E questo, è inutile sottolinearlo, creerebbe grossi vantaggi per le tasche dei contribuenti.
La spesa pubblica, nel periodo compreso tra il 2022 ed il 2024, si è attestata intorno ai mille miliardi di euro.
Una delle componenti più importanti risulta essere quella costituita dalla parte corrente, ossia dal pagamento delle pensioni, della sanità e dalle retribuzioni dei dipendenti pubblici, solo per elencare alcune voci.
Questi costi arrivano ad incidere – al netto degli interessi sul debito pubblico – fino al 90% della spesa complessiva sostenuta.
A costituire la voce più onerosa sono le pensioni, che costano 317,5 miliardi di euro. Subito dopo le uscite più importanti sono ascrivibili:
- al personale con 188,7 miliardi;
- ai consumi intermedi con 170,8 miliardi;
- alla sanità con 134,7 miliardi;
- all’assistenza e le misure di sostegno al reddito con 106,5 miliardi.
Critiche dell’Unione Europea
Questo è il motivo che l’Unione europea ha puntato il dito contro il nostro paese e ad altri otto dell’area euro, che devono tenersi pronti ad intervenire sui conti pubblici già nel corso del 2024. soprattutto se la spesa dovesse iniziare a crescere più del dovuto.
A creare allarme è stato il documento programmatico di bilancio dell’Italia, che secondo la Commissione europea è risultato essere non perfettamente in linea con le raccomandazioni ricevute. Il governo è stato invitato a mantenersi prudente.
Quattro Stati europei sono stati considerati non in linea – tra questi vi è anche la Francia – e proprio a loro viene richiesto di adottare le misure per garantire che il bilancio 2024 risulti essere in linea con le raccomandazioni che sono state ricevute.
Possibili squilibri macroeconomici
L’esecutivo Ue ritiene che l’Italia si trovi in un nuovo squilibrio macroeconomico e dovrà essere sottoposta a degli ulteriori esami approfonditi.
Benché per l’Italia questa non risulti essere una vera e propria bocciatura, ma semplicemente un invito alla prudenza. Bruxelles è preoccupata per l’impatto che il Superbonus ha avuto e potrà continuare ad avere nel 2024 e che potrebbe provocare una crescita della spesa superiore rispetto alle attese.
Pierpaolo Molinengo
Mercoledì 27 dicembre 2023