La legittimità di finanziamenti e più in generale di versamenti dei soci, opponibile all’Amministrazione finanziaria, richiede la regolarità formale delle delibere assembleari e delle scritture contabili in tempi e modi coerenti con l’andamento finanziario del periodo. In difetto di giustificazioni da parte della società e/o dei soci, costituiscono elementi indiziari, ai fini del recupero a tassazione di ricavi in nero, il difetto di delibera assembleare, l’inadeguatezza della capacità finanziaria dei soci e le modalità in contanti delle corresponsioni.
Finanziamenti soci e sospetto di ricavi occulti: la Cassazione conferma la legittimità dell’accertamento induttivo
Il caso: finanziamenti e versamenti in conto capitale sotto esame
La Corte di Cassazione si è espressa in tema di finanziamenti soci a “sospetto” ricavi occulti.
Nel caso di specie, una società impugnava l’avviso di accertamento con il quale l’Agenzia delle Entrate, relativamente alle movimentazioni per “finanziamento soci”, nonché al “versamento in conto futuro aumento di capitale”, riteneva sussistere validi motivi per operare un accertamento induttivo puro ai sensi dell’art. 39 comma 2 del D.P.R. 600/73, ritenendoli in realtà ricavi occulti non contabilizzati.
Nel corso del 2014, i soci avevano infatti apportato finanziamenti alla società per Euro 790.749,51 e proceduto ad effettuare dei versamenti in conto futuro aumento del capitale per Euro 300.000,00.
L’ipotesi dell’Agenzia: simulazione per coprire saldi negativi
L’Amministrazione finanziaria aveva però ritenuto che tali operazioni non fossero in realtà avvenute con risorse proprie dei soci, avendo questi dichiarato redditi non congrui rispetto alla capacità finanziaria manifestata con tali apporti, e costituendo le operazioni predette uno strumento adottato dalla società per evitare la rilevazione di saldi negativi in cassa e/o banca, conseguenti all’omessa contabilizzazione dei ricavi.
In sostanza, secondo l’Agenzia, si trattava di apparenti operazioni di finanziamento, che, qualificandosi come debiti nei confronti dei soci, all’atto della restituzione non potevano generare reddito tassabile in capo a questi ultimi.
Il percorso giudiziario: dalle Commissioni tributarie alla Cassazione
La Commissione Tributaria Provinciale rigettava il ricorso, con sentenza poi conferm