L’intimazione di pagamento inviata dal Concessionario della Riscossione sta diventando sempre più frequente, ma quali sono i suoi reali effetti?
È obbligatorio impugnarla subito o si rischia di perdere il diritto di difesa? La giurisprudenza è divisa e la questione è più complessa di quanto sembri. Scopriamo le criticità, i rischi e le possibili soluzioni per i contribuenti.
Questo contributo approfondisce, alla luce delle più recenti pronunce della Corte di Cassazione, il tema già trattato nel precedente intervento pubblicato il 6 giugno 2024, in cui si è discusso della “controversa natura e funzione dell’intimazione di pagamento” emessa dal Concessionario della Riscossione.
Quale natura ha l’intimazione di pagamento da parte del concessionario alla riscossione?
Come già delineato nel precedente studio, la questione è di stretta attualità, dal momento che il Concessionario della Riscossione sta ricorrendo in maniera “massiva” all’inoltro ai contribuenti dell’intimazione di pagamento entro il termine strettissimo di 5 giorni e che le Corti Tributarie di merito, allineandosi alle tesi della difesa erariale che non paiono però approfondire la questione negli aspetti più sostanziali, arrivino a conclusioni francamente non condivisibili; nel caso sempre più frequente in cui il contribuente impugni solamente l’ultima intimazione di pagamento, pervenutagli anche a distanza di parecchi anni dalla prima, il giudice tributario dichiari il ricorso inammissibile per non aver impugnato, il primo atto di intimazione del concessionario della riscossione, motivando che i crediti portati dalle cartelle esattoriali sottese all’intimazione di pagamento sarebbero “divenuti definitivi per mancata impugnazione” e quindi l’ultima intimazione di pagamento non integrerebbe un nuovo atto impositivo, cosicché la stessa sarebbe impugnabile solo per vizi propri e non per le pretese con la stessa intimate; e ciò anche a prescindere dalla regolare notifica o meno delle cartelle, ossia del titolo esecutivo vero e proprio.
Avviso di intimazione e prescrizione: contrasti nella giurisprudenza della Cassazione
Due tesi ad oggi si contrappongono ed il Giudice di ultima istanza, ossia la Suprema Corte di Cassazione, nelle sue ultimissime pronunce che quivi si commentano, non pare aver affatto risolto la questione.
Nella recente ordinanza della Cassazione n