Il connubio fra omessi versamenti tributari e ricadute penali agita, da sempre, le coscienze degli imprenditori, individuali e collettivi, e dei Professionisti che li assistono. Il tema è tutt’altro che ignoto alla giurisprudenza che in ogni ordine e grado si è occupata largamente della questione. Nel contributo odierno vogliamo dare conto di due recenti prese di posizione della Cassazione sulle cause esimenti che possono essere fatte valere al fine di scongiurare la responsabilità penale in capo al soggetto omittente.
Il mancato adempimento degli obblighi di versamento, specie per i tributi che prevedono soglie quantitative al superamento delle quali consegue una condotta omissiva penalmente rilevante, rappresenta da sempre un tema di particolare interesse, e preoccupazione, per tutti i professionisti che operano nell’ambito fiscale ed amministrativo.
I procedimenti penali connessi al mancato versamento dell’imposta sul valore aggiunto o delle ritenute fiscali hanno, negli anni, via via affollato le cancellerie penali e le aule dei nostri Tribunali.
L’eco di queste condotte, che in alcuni momenti storici di particolare crisi del sistema economico o di chiusura repentina del mercato del credito hanno assunto la dimensione di un vero e proprio fenomeno sociale, ha raggiunto anche il massimo grado di giudizio del nostro Ordinamento Giudiziario, ovvero la Suprema Corte di Cassazione.
Omessi versamenti per crisi aziendale: gli effetti sui possibili reati tributari
Le ultime dalla Cassazione
Nel mese di agosto la Cassazione, infatti, ha avuto modo di affrontare, nuovamente, il tema delle condizioni che devono sussistere affinché l’omesso versamento oltre soglia possa non produrre ricadute penali in capo al soggetto