Se l’ente non è qualificabile come ente commerciale, l’attività di formazione e aggiornamento professionale svolta costituisce di fatto un pubblico servizio offerto dall’ente alla collettività e in quanto tale non ha carattere lucrativo che caratterizza, invece, gli enti di natura commerciale.
Secondo la CGT del Molise, nel caso di verifica fiscale all’ente, l’ufficio finanziario non può presumere che eventuali somme siano state prelevate indebitamente dagli associati ma occorre che provi documentalmente tale assunto.
Enti non commerciali: normativa di riferimento
L’art. 143 del Tuir stabilisce che il reddito complessivo degli enti non commerciali di cui all’art. 73, comma 1, lett.) c, è formato dai redditi fondiari, di capitale, di impresa e diversi, ovunque prodotti e quale ne sia la destinazione, ad esclusione di quelli esenti dall’imposta e di quelli soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o ad imposta sostitutiva.
Per i medesimi enti non si considerano attività commerciali le prestazioni di servizi non rientranti nell’art. 2195 c.c. rese in conformità agli obiettivi istituzionali dell’ente senza specifica organizzazione e verso pagamento di corrispettivi che non eccedono i costi di diretta imputazione.
Non concorrono, invece, alla formazione del reddito degli enti non commerciali i fondi pervenuti ai medesimi a seguito di raccolte pubbliche effettuate occasionalmente, nonché i contributi corrisposti da Amministrazioni pubbliche a detti enti per lo svolgimento ex art. 8, comma 7, d lgs n. 502/1992 di attività aventi finalità sociali esercitate in conformità ai fini istituzionali degli enti stessi.
La categoria degli enti non commerciali comprende tutti gli enti che non svolgono in via principale un’attività commerciale, senza scopo di lucro e vi rientrano gli enti pubblici, gli enti ecclesiastici, le fondazioni, i comitati, assoc