Giudici tributari all’attacco: si sentono discriminati e chiedono il parere della Corte di Giustizia Europea

Gli attuali giudici tributari onorari, o meglio una parte di essi, sostengono di essere discriminati rispetto ai magistrati tributari; chiedono alla Corte di Giustizia Europea di esprimersi.

In collaborazione con l’Avv. Maurizio Villani, Commercialista Telematico per tanti anni ha portato avanti l’idea di riformare la Giustizia Tributaria. Abbiamo contribuito ad organizzare tantissimi eventi sul tema, tanti webinar, in diretta e registrati, tanti convegni in giro per l’Italia, anche presso le aule del Senato della Repubblica; abbiamo coinvolto migliaia di colleghi e diversi rappresentanti della politica per approfondire le motivazioni alla base della necessità della riforma.

Ora la riforma è stata approvata ma seguiamo ancora le vicende che la accompagnano, nell’ottica di arrivare a nuovi miglioramenti della stessa.

 

I punti della riforma della Giustizia Tributaria

Tanti erano i punti da affrontare per aggiornare le regole che governano la giustizia Tributaria e il relativo processo; ormai tutti li conoscono e non serve riportarli nuovamente, citiamo solo per la cronaca alcuni dei principali argomenti:

  • l’indipendenza ed effettiva autonomia dei Giudici dal Ministero dell’Economia e delle Finanze;
     
  • l’equiparazione dei giudici a quelli appartenenti al mondo della giustizia ordinaria, amministrativa, contabile e militare, attraverso – quindi – l’istituzione di una Quinta Magistratura;
     
  • la professionalità dei giudici, la loro selezione, la formazione continua;
     
  • la modifica della denominazione (le Commissioni assumono quella di Corti di Giustizia Tributaria)
     
  • il trattamento economico dei Giudici.

 

Attuale trattamento economico dei giudici tributari

Per chi ha la curiosità di conoscere l’attuale trattamento economico, ante riforma, la situazione è la seguente:

  • Compenso fisso mensile per il Presidente della (ex) Commissione Tributaria: 495 euro;
     
  • Compenso fisso mensile per i Presidente di sezione della (ex) Commissione Tributaria: 443 euro;
     
  • Compenso fisso mensile per i Vice Presidenti di sezione della (ex) Commissione Tributaria: 417 euro;
     
  • Compenso fisso mensile per i Giudici della (ex) Commissione Tributaria: 391 euro;
     
  • Il compenso variabile, per ogni sentenza, è pari a 26 euro;
     
  • Il Giudice Relatore ha diritto ad ulteriori 11,50 euro.

Questi compensi non sono considerati ufficialmente una vera e propria retribuzione ma “semplici emolumenti”.

Anche a causa di tali modesti importi quasi tutti i giudici tributari esercitano altre attività (magistrati ordinari di altre magistrature, ufficiali a riposo della Guardia di Finanza, funzionari civili dello Stato, in servizio o a riposo, commercialisti, avvocati, notai, revisori, insegnanti, ingegneri, architetti, geometri, periti edili, agrari, agronomi…), per cui il lavoro di Giudice rappresenta generalmente una seconda o addirittura terza attività esercitata; l’impegno dedicato non è a tempo pieno ma solo il ritaglio ricavato da altre mansioni. E questa ha rappresentato una situazione non più procastinabile.

I giudici in servizio attivo al 31/12/2022 risultano essere 2.418.

Attraverso concorsi pubblici la Legge 130/2022 prevede l’assunzione di 448 magistrati tributari che saranno dedicati al primo grado di giudizio e 128 al secondo grado (con retribuzioni molto più elevate, sostanzialmente uguali a quelli dei Giudici delle altre magistrature, ordinaria, amministrativa, contabile, militare).

Gli attuali giudici tributari “togati”, appartenenti pertanto alle altre magistrature, possono scegliere di passare – in via esclusiva – alla nascitura magistratura tributaria, questo fino ad un massimo di 100 posti riservati (34 finora hanno aderito).

 

Critiche alla situazione creata dalla riforma

Probabilmente la maggioranza degli attuali giudici tributari concordava da tempo sulla necessità generale di una riforma della Giustizia tributaria.

Quello su cui continua ad alimentarsi un acceso dibattito è soprattutto il periodo transitorio, il passaggio dal vecchio al nuovo “regime”, in particolare il ruolo degli attuali giudici tributari, anche in attesa che vada a regime il “gruppo” dei nuovi magistrati tributari.

In effetti sono tante le contestazioni che vengono addebitate alla Legge 31/8/2022 n. 130, quella che ha riordinato il sistema.

Gli attuali giudici tributari vorrebbero riconosciuta la loro figura e l’equiparazione al nuovo ruolo dei Magistrati tributari, la sostanza è questa, seppur con tante sfumature diverse.

La legge di riforma è stata approvata con diversi obiettivi tra i quali quelli migliorare la qualità delle sentenze tributarie e il contenzioso presso la Corte di Cassazione che è effettivamente oberata dalle controversie tributarie (più o meno la metà delle cause in sospeso) anche attraverso l’assunzione per concorso dei nuovi magistrati, a differenza delle modalità attuali che prevedono la “semplice” nomina per titoli.

Questi obiettivi sono criticati da una parte dei Giudici in quanto si sostiene che per diversi decenni costoro hanno sempre garantito il regolare ed anche rapido svolgimento della giustizia tributaria e la riforma, così come impostata, svaluta decisamente il loro operato.

Occorre però valutare quante volte il regolare e rapido svolgimento sia stato accompagnato da decisioni giuste ed approfondite così come peraltro occorre prevedere se, e fino a che punto, il nuovo Ordinamento permetterà di raggiungere gli obiettivi programmati, e con quali tempistiche.

 

La nuova Ordinanza Corte di Giustizia Tributaria del Lazio 

Una delle grandi novità di questo mese di aprile 2023 arriva da una Ordinanza dei giudici della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Lazio, chiamati a decidere in merito ad un contenzioso avente ad oggetto la ripresa a tassazione di una parte dell’importo iscritto a bilancio da una società a titolo di spesa per sponsorizzazione sportiva.

Si tratta dell’Ordinanza n.660/2023. 

Ebbene, un intreccio di due controversie tributarie in essere presso la stessa sezione e riguardanti in entrambi la stessa società ricorrente e la sua consolidante, hanno portato la Corte a sollevare la questione di pregiudizialità allo scopo di chiedere alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ai sensi dell’art. 267 TFUE, di pronunciarsi su specifici quesiti riguardanti la condizione di indipendenza del giudice tributario e del magistrato tributario.

Era già nell’aria che qualcuno avrebbe intentato questa strada ed è evidente che la controversia da cui prende avvio l’Ordinanza è solo una scusa, un pretesto, per tentare di far valere le proprie posizioni.

In sostanza viene chiesto il parere alla Corte di Giustizia Europea in merito ad alcune situazioni in cui si trovano i giudici tributari onorari.

 

Profili di apparenza di non autonomia e non indipendenza dal CPGT

Attraverso l’Ordinanza si chiede se la riforma introdotta con la Legge 130/2022 può essere considerata in contrasto con il principio di autonomia e indipendenza dei giudici e magistrati tributari dal MEF – parte formale e sostanziale dei processi tributari – dato che il potere disciplinare, la progressione professionale, l’assegnazione di incarichi e il potere ispettivo, e anche l’Ufficio del Massimario (l’importante potere di selezione della giurisprudenza interna da utilizzare quale banca dati di orientamento delle future decisioni) saranno in maggioranza in mano a dipendenti del Ministero dell’Economia e Finanze e altri soggetti di nomina politica.

 

Status di lavoratore subordinato

L’Ordinanza chiede inoltre se secondo il diritto positivo dell’Unione Europea i giudici tributari – considerati “impiegati” a tempo determinato in una attività che non è peraltro esclusiva e valevole fino al raggiungimento di una certa età ben individuata – possano rientrare nella nozione di “lavoratori”, subordinati rispetto al datore di lavoro MEF, dato che svolgono le stesse prestazioni lavorative dei (nuovi) magistrati tributari, che sono invece considerati lavoratori subordinati a tempo pieno e indeterminato.

Entrambe le categorie operano in assenza di orario di lavoro e svolgono le stesse funzioni giurisdizionali a favore della giustizia tributaria.

Tutto ciò concorre tra l’altro – si sostiene nell’Ordinanza – anche a mettere a rischio verso l’esterno l’immagine di indipendenza e di imparzialità.

 

Trattamento economico e previdenziale diverso a fronte dello stesso lavoro dei magistrati

Viene inoltre chiesto di valutare se secondo la Corte il giudice tributario può essere considerato indipendente ed in grado di applicare il principio di tutela giurisdizionale effettiva dei diritti garantiti dall’Unione, dato che rispetto ai “nuovi” magistrati tributari, esercita sostanzialmente le stesse prestazioni lavorative e opera nella stessa organizzazione giurisdizionale, ricevendo però un compenso decisamente inferiore, in parte fisso e in parte a cottimo, senza previsione ferie e senza alcun trattamento previdenziale e contributivo.

Lo stipendio annuale dei prossimi magistrati tributari sarà mediamente pari a quattro volte l’indennità media annua attribuita agli attuali giudici onorari, a parità di lavoro e responsabilità.

Il compenso è peraltro determinato dal MEF, la liquidazione è disposta dall’Agenzia delle Entrate e il pagamento viene materialmente eseguito da un organo istituzionalmente dipendente dal MEF.

Sostengono i giudici che l’indipendenza presuppone che si possano esercitare le proprie funzioni giurisdizionali in piena autonomia, senza vincoli gerarchici o di subordinazione verso terzi, in modo tale da essere tutelati in caso di interventi o pressioni dall’esterno che ne possano compromettere l’indipendenza di giudizio.

 

I giudici tributari devono sentirsi discriminati?

In conclusione gli attuali giudici tributari onorari, o meglio una parte di essi, sostengono di essere discriminati rispetto ai magistrati tributari a causa del trattamento economico, previdenziale, contributivo e rispetto al diritto alle ferie retribuite e che non sussistono ragioni oggettive che possano giustificare tale discriminazione, anche perché svolgono le stesse mansioni, con la stessa “qualifica” “e avendo avuto accesso alla giustizia tributaria attraverso la stessa procedura concorsuale con inserimento nel ruolo unico nazionale dei componenti delle Corti di giustizia tributaria”.

Su questa ultima affermazione non è chiaro il rinvio alla “stessa procedura concorsuale”… (?)

 

Il limite di età per l’incarico

Altro punto dolente di questa fase transitoria è rappresentato dalla riduzione da 75 a 70 anni del limite di durata massima dell’incarico, seppur con alcuni correttivi già inseriti.

I giudici ritengono l’abbassamento del limite di età contrario ad ogni logica e privo di giustificazione; anche questo viene ritenuto lesivo dell’apparenza di non indipendenza.

Anche questa affermazione pare un pochino “tirata”

 

In conclusione

Una parte dei giudici tributari ha sempre contestato la riforma, non solo al momento della sua approvazione ma anche in tutti gli anni precedenti, nei periodi in cui si approfondiva se fosse necessario farla; poi è sopraggiunto il P.N.R.R. e la riforma ha avuto una rapidissima evoluzione, inaspettata dai più.

Con l’Ordinanza in argomento i giudici avanzano una serie di ragionamenti molto raffinati e naturalmente assolutamente rispettabili.

L’uscita dalla “sottomissione” al MEF per approdare al Ministero della Giustizia o meglio ancora alla presidenza del Consiglio dei Ministri tutti la chiedono (a parte ovviamente chi perderebbe “qualcosa”), quindi questa è una battaglia che vede i giudici al fianco degli altri attori della Riforma mentre invece su altri punti non tutti saranno d’accordo con quanto affermato in questa Ordinanza.

Gli altri punti contestati evidenziano la contrarietà degli attuali giudici rispetto quanto viene previsto per la fase transitoria dalla Riforma nei loro riguardi; chiedono di essere parificati ai nuovi magistrati tributari.

A questo punto dovrà intervenire in qualche modo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea… vedremo cosa succederà… e nel frattempo continuerà la diatriba tra chi pè contrario e chi invece appoggia le novità introdotte (e comunque con la richiesta di qualche aggiustamento quali a puro titolo di esempio il passaggio del CPGT sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’accelerazione temporale dei concorsi pubblici).

Ne riparleremo.

 

Roberto Pasquini

17 aprile 2023

 

Vedi anche: Nasce la Magistratura Tributaria, la riforma della Giustizia e del Processo

un po’ di storia circa l’evoluzione della Riforma: Riforma della Giustizia Tributaria: gli aggiornamenti