Ai fini della nozione di esercizio di imprese commerciali il Tuir richiede lo svolgimento, in modo abituale ancorché non esclusivo, delle attività indicate dall’art. 2195 codice civile, ancorché non organizzate in forma di impresa, connotate per caratteristiche di stabilità e ripetitività, anche solo tendenziale e prospettica nel tempo, potendo essere svolte pure in modo non esclusivo e, quindi, contemporaneamente ad altre attività, dandosi luogo, in questo caso, a due distinti redditi.
Laddove si tratti di un contribuente persona fisica, ovvero di ente diverso da società commerciale, l’indagine sulla professionalità va effettuata ex ante, in connessione ad un insieme di fattori da valutare in relazione alla specifica tipologia di attività.
L’abitualità va intesa come attività stabile nel tempo, con riguardo al periodo temporale rilevante ai fini dell’imposizione sui redditi e, quindi, al periodo di imposta.
La Corte di Cassazione ha affermato rilevanti osservazioni in tema di definizione e concetto, ai fini tributari, di abitualità nello svolgimento di una professione o attività imprenditoriale.
La compravendita di attività immobiliari è attività di impresa?
Nel caso di specie, il contribuente aveva impugnato un avviso di accertamento, redatto con metodo induttivo, con il quale veniva accertato un reddito di impresa ai fini IRPEF di € 690.690,00, con recupero di IRPEF, IRAP e IVA, oltre sanzioni, in relazione alla compravendita di otto unità immobiliari.
Il contribuente deduceva però di non svolgere attività di impresa.
La Commissione Tributaria Provinciale confermava l’impianto accertativo, seppur riducendo nel quantum l’importo della pretesa tributaria, detraendo alcuni dei costi indicati dal contribuente.
La Commissione Tributaria Regionale r