Il tema delle criptovalute (o valute virtuali) ha di recente acceso un forte dibattito in dottrina in ordine alla definizione giuridica del fenomeno che ancora oggi presenta, un’incompleta (e forse contraddittoria) regolamentazione giuridica che rende conseguentemente incerta la loro contabilizzazione e la loro allocazione in bilancio.
Criptovalute in contabilità e bilancio – Sommario
- Criptovalute: osservazioni preliminari
- La domanda di partenza
- Tipologie di valute virtuali
- Le valute virtuali e la situazione italiana
- Gli aspetti contabili e di bilancio delle criptovalute
- Allora come classificarle?
- Casi contabili
- Conclusioni
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Criptovalute: osservazioni preliminari
Il presente articolo non ha la pretesa di rappresentare in modo esaustivo il fenomeno delle criptovalute, quale fenomeno che vede un interesse crescente da parte degli investitori privati, nonostante il rischio elevato di questi investimenti che rappresenta il contraltare di tassi di rendimento spesso altrettanto elevati ma caratterizzati da un’estrema volatilità.
La proporzionalità dei rendimenti rispetto al rischio non è una novità nel mondo economico, bensì la sua naturale conseguenza.
Se investo in obbligazioni i tassi di rendimento saranno naturalmente più bassi rispetto ai rendimenti di impieghi azionari.
Però, in questo caso, parliamo di investimenti di tipo tradizionale con titoli quotati sui mercati regolamentati e sotto il controllo di Autorità centrali che monitorano detti mercati.
Quando parliamo di criptovalute (o valute virtuali) parliamo di flussi informatici (transazioni) che girano nella Rete e che ricevono dalle procedure distribuite fra tutta l’utenza affiliata la certificazione di esistenza ed affidabilità, ma che restano pur sempre condizionate dal corretto funzionamento della Distributed Ledger Tecnology, una tecnologia di replicazione globale su tutta la rete di ciascuna operazione, metodologia che rende complicata (anzi impossibile) una qualunque alterazione del contenuto di ciascuna operazione registrata sulla blockchain (tradotto: la catena a blocchi).
Pur consapevoli che la contabilizzazione e l’esposizione in bilancio delle criptovalute appare naturalmente condizionata dalla definizione giuridica del fenomeno ci limiteremo, pur consapevoli di esporci così ad una serie di criticità, ad una trattazione che veda le operazioni in valute virtuali come operazioni di investimento in titoli di breve o di media e lunga durata, rimandando il lettore ad un articolo pubblicato sul sito del Commercialista Telematico[1] per un esame più approfondito degli aspetti giuridici e fiscali.
La domanda di partenza
Cos’è una criptovaluta o una valuta virtuale ?
Bitcoin, Bitcoin cash, Ether, Litecoin e Stellar ed ancora Binance Coin, Tether ed altre sono tutte denominazioni entrate da tempo nel linguaggio comune e fonte di analisi e dissertazione sui vari quotidiani e riviste, in considerazione del livello esponenziale del fenomeno, sebbene ancor oggi non esista una perfetta condivisione sulla definizione giuridica, fiscale e conseguentemente contabile del fenomeno delle criptovalute.
Cosa sono, quindi, le criptovalute: beni, valute o altro ?
Esclusa l’ipotesi che possano essere definite beni o valu