Blockchain, ovvero, il piacere dell’onestà

Parliamo spesso di tecnologia blockchain, ma il significato pratico di questo strumento rimane oscuro.
Vediamo quali sono i possibili sviluppi della tecnologia blockchain oltre le criptovalute

blockchainMi è subito venuto in mente il lavoro di Pirandello quando, con colpevole ritardo, mi sono avvicinato al mondo della blockchain.

Lo ammetto, dal punto di vista della conoscenza della tecnologia blockchain, sono un parvenu.

Non la conoscevo affatto fino a qualche tempo fa (ne avevo ovviamente sentito parlare) e, non appena ho cominciato ad interessarmene e a studiarla un po’, ho cominciato a comprenderne lo straordinario potenziale.

Per molti, per me sicuramente, blockchain era sinonimo di criptovaluta e lì finiva la storia.

Ora, per dirla tutta, il legame tra tecnologia blockchain e bitcoin (la prima criptovaluta, per l’appunto) è qualcosa di primordiale, nasce tutto da lì.

Detto questo, non finisce tutto lì, anzi.

(Per approfondire…“Il trattamento IVA dei token per una blockchain”)

Per come la vedo io, tra blockchain e bitcoin c’è lo stesso legame che c’è tra una planetaria (quei robot di design, pesi come macigni, che troneggiano sul bancone della cucina) e l’impasto della pizza: ovviamente ce lo puoi fare, è un uso tipico e ricorrente.

Però ci puoi fare molto altro.

Se tu volessi fare il gelato, ad esempio, ti basterebbe acquistare (a parte) la mitica ciotola in acciaio (grande come una Smart, ma più pesa) da tenere nel freezer, cambiare gli ingredienti e, infine, produrre, a costi spaventosi (tra ciotola e tutto) e con tempi biblici, quello che avresti potuto acquistare comodamente sotto casa.

Ora, pensando a casa mia, l’esempio ha preso una brutta piega: volevo solo dire che, come con la planetaria, con la blockchain ci si può fare cose molto diverse (e, a differenza del mio costosissimo gelato fatto in casa, ottenendo ottimi risultati e con riduzione dei costi, quindi, con grande efficienza).

Se volessimo continuare con la storia della planetaria, la cui versatilità è dovuta ai molteplici modi di sfruttare quel suo rumorosissimo e ipnotico movimento, parlando di blockchain dovremmo fare riferimento ad uno specifico paradigma che si basa su due assi portanti: certezza e verità.

Ce ne sarebbe un terzo, quello della trasparenza intesa come condivisione assoluta, disintermediata, paritaria e aperta a chiunque in rete, di tutte le informazioni contenute nella blockchain (o meglio del registro distribuito, gestito, aggiornato e tenuto, tramite la costellazione di nodi che sono il cuore della tecnologia blockchain).

Ma ciò non può essere dato per scontato, perché, se è vero che la blockchain nasce come sistema totalmente aperto o permissionless, il suo utilizzo in buona parte del mondo “business” (inteso come ambito di affari e di collaborazione business to business) deve la sua fortuna alla versione permissioned (quella in cui una qualche forma di gerarchia tra gli attori esiste e in cui il “club” è ristretto – non ho detto piccolo o esiguo – e non universale).

Ora, siccome mi rendo conto del fatto che mi stia esprimendo in modo un po’ troppo astratto, soprattutto per chi già non masticasse un po’ l’argomento, cercherò di essere più chiaro.

Con la blockchain si può tracciare una serie di avvenimenti in modo certo e immodificabile una volta che siano stati convalidati secondo i meccanismi propri della tecnologia e noti alla comunità degli utenti.

Sia che tali avvenimenti riguardino lo scambio di informazioni, di beni (rappresentati in forma digitale ma con corrispondenza nel mondo reale), di diritti o di criptovalute, si può garantire la legittimità dello scambio e la correttezza dello stesso intese come verifica, intrinseca nel sistema di scambio, dell’effettiva titolarità del cedente, della “buona” e “piena” titolarità.

Uno dei principi più importanti su cui è imperniato il nostro Codice Civile (e buona parte della normativa) è la tutela dell’affidamento del terzo ovvero di colui che, incolpevolmente sprovvisto di tutte le informazioni del caso, si troverebbe ad essere ingiustamente penalizzato a causa dell’ontologica asimmetria informativa che contraddistingue il mondo del “business analogico”.

Questa tutela, offrendo un più ampio grado di certezza e, dunque, di fiducia, ha (avrebbe) lo scopo di incoraggiare la partecipazione alla vita economica e sociale di quanti più soggetti sia possibile, il che costituisce (costituirebbe) l’interesse generale della collettività.

La paura e l’incertezza, specialmente quando fondate su ragioni concrete (ultimamente ne sappiamo qualcosa, credo), hanno un effetto paralizzante che proprio non si concilia con lo sviluppo e il benessere di una comunità (e nemmeno con quello dei singoli individui).

La blockchain supera con un balzo tutto questo: la possibilità di comprare (inconsapevolmente) una bicicletta rubata è infinitamente più alta di quella di ricevere (inconsapevolmente) qualcosa che il cedente non avrebbe avuto diritto o titolo a trasferire (diritti a contenuto patrimoniale o informazioni) in una blockchain (è praticamente, non assolutamente, impossibile, la perfezione non è di questo mondo, pare).

C’è, però, un fatto culturale, prima ancora che tecnologico, a cui non siamo ancora preparati.

La blockchain, e qui mi ricollego a Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello, ci consegna a piene mani quella verità e quella certezza che, teoricamente, invochiamo da sempre ma che, nei fatti, mal si concilierebbe con una società (non solo quella italiana) abituata a negoziare tacitamente punti di equilibrio che, non di rado e come vere e proprie parti del sistema, includono situazioni giuridiche borderline (l’espressione “non si potrebbe” spiega questo concetto in un lampo!).

L’atteggiamento di compromesso (diffuso e generalizzato), contrappeso pratico e, talvolta, necessario all’inaccettabile livello di burocrazia raggiunto da un sistema economico e sociale dominato dal “politicamente corretto” più sfrenato, cui ci siamo da anni rassegnati, mal si concilia con una tecnologia che fornisce due cose: verità (non la giustizia, non la moralità, la verità) e certezza (immutabilità, senza compromessi e senza marce indietro).

Senza sconfinare nella filosofia, la blockchain ci costringe, almeno per quanto riguarda i tratti coinvolti nelle sue singole implementazioni, a rendere palese il modello politico e sociale che abbiamo in testa, le sue finalità vere e l’algoritmo che vogliamo adoperare per organizzare pezzi di vita di persone e di aziende (godendoci, con tutte le conseguenze del caso, “il piacere dell’onestà“).

Il rischio vero, allora, è un corto circuito del sistema laddove il legislatore che, finora e prima di tutti, ha soppesato perimetri di autogestione e “piazzole di sosta” tra un comma e l’altro, non si rendesse conto che tutto questo, in una blockchain, non c’è e, pertanto, parafrasando Oscar Wilde (dovrebbe essere un’espressione sua e, comunque, non penso che si possa terminare un articolo senza citarlo), d’ora in poi “attento, caro legislatore, a ciò che codifichi. Perché potrebbe essere rispettato”

 

A cura di David Bianconi

Venerdì 12 giugno 2020

 

Fisco e criptovalute

24 pagine in PDF 
Autore: Giovambattista Palumbo
Maggio 2020 

Le criptovalute sono un tipo di moneta virtuale utilizzata per transazioni online. La più largamente nota è il Bitcoin ma in realtà le criptovalute sono circa 1500 ed è probabile che in futuro ne emergano altre. 

Tra le principali caratteristiche del Bitcoin:

  • non sono necessari intermediari
  • non sono necessarie le banche
  • le transazioni avvengono in modo anonimo, a differenza che con le carte di credito

Per questo uno dei principali problemi posti dalle criptovalute è come tassare le transazioni / investimenti effettuati tramite il loro uso.

Infatti, poiché l’identità dell’operatore finanziario è ben nascosta, le criptovalute potrebbero diventare una sorta di paradiso fiscale virtuale.

In questo agile eBook, dopo aver chiarito come funzionano e come si inquadrano giuridicamente le criptovalute, si affronta il tema del loro trattamento fiscale e tributario, inclusa l’indicazione nel Quadro RW del Modello Redditi.

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