La Redditività finanziaria del Capitale Investito (Cash Return on Investment – acronimo CROI) è un indice di bilancio poco utilizzato, ma di grande utilità per misurare la reale redditività di un’azienda. In questa pagina spieghiamo in breve come si misura il CROI e quali considerazioni possono nascere da tale indice
Di Croi (acronimo inglese per Redditività finanziaria del Capitale Investito) ne parlò, in un articolo da qualcuno dimenticato (pubblicato sull’Harvard Business Review – accessibile qui), Gordon Donaldson nell’ormai lontano 1995.
Ma i flash back sono importanti in primo luogo per ricordare a tutti che la “scoperta dell’acqua calda” non è di certo una disruptive innovation. Qualcuno vorrebbe invece farla passare così. Cambio il nome e vendo l’idea come nuova. Era già successo così con E.V.A. (Economic Value Added), il cui concetto era già stato anticipato dal Residual Income (vedi nota).
I Flash Back, in secondo luogo, hanno l’obiettivo di segnalare ai Ceo (cioè agli aministratori) e ai loro più stretti collaboratori, soluzioni e strumenti di management proposti in passato, ma tornati oggi o rimasti da sempre di grande efficacia.
In un momento in cui con l’Integrated Report o D.N.F. (Dichiarazione Non Finanziaria), si tende a spostare l’enfasi su nuove variabili strategiche e indicatori, si desidera ricordare che è più che mai variabile strategica la capacità di un’impresa di generare cassa in misura adeguata in relazione agli investimenti realizzati nel tempo. È per questo che può tornare utile il Croi.
Una strategia aziendale è opportuno che vada a delineare nei contenuti di investimento una crescita finanziaria in linea con la propria capacità di generare autofinanziamento.
Come conseguenza la Redditività, comunque venga misurata (Roe, Roi, Croi), diventa un mezzo e non solo un obiettivo. In particolare il Cash Return on Investment (la cui sigla è CROI – in italiano Redditività finanziaria del Capitale Investito) è dato dal rapporto tra Ebitda (Earning before Interest taxes, depreciation ammortitions), grandezza che era già inserita nei report di molte imprese italiane con il termine Margine Operativo Lordo (M.O.L) e il Capitale investito, rappresentato dall’Attivo Totale di un’impresa, così come sintetizzato nel Bilancio di esercizio o Report Finanziario.
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Questo indicatore potrebbe essere destinato a sintetizzare due indicatoti tradizionali: Roi (dato da: Reddito operativo/ Capitale Investito; basta sostituire l’Ebitda al Reddito operativo anche chiamato Ebit) e l’Ebitda ratio in % , dato da Ebitda diviso i Ricavi di vendita che non dice quanto si è dovuto investire per ottenere quell’Ebitda.
Considerando che l’Ebitda o Mol rappresenta la cassa potenziale generata dalla gestione caratteristica, si può intuire il valore segnaletico del nuovo indicatore che è: quanta cassa potenziale genero ogni 100€ di capitale investito. Questo dovrebbe spingere a prestare attenzione alla potenziale generazione di cassa di un business.
Quello che si vuole enfatizzare è che il Croi è un valore legato alla cassa potenziale ed è quindi normalmente più elevata del Roi, che risente delle politiche di ammortamento, di accantonamento e di valutazione delle rimanenze (mentre la cassa potenziale è esente da queste scelte).
In epoche in cui la finanza aziendale (corporate finance) si fa “limitante” e le aziende vengono spesso valutate con multipli dell’Ebitda ci sembrava interessante questo Flash Black.
Nota
Chi fosse interessato ad approfondire quanto il Residual Income fosse un’anticipazione teorica anche ben “architettata” di Eva veda: “Tra Residual Income e Eva: in mezzo c’è poco o niente” (Discovery paper di Dimensione Controllo di prossima pubblicazione).
Alberto Bubbio
17 gennaio 2019
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