Competenza fiscale dei risarcimenti

Quando imputare a bilancio i costi o i proventi derivanti da un risarcimento? Non basta l’esecutività di una sentenza di primo grado per parlare di “certezza” del costo. Solo quando il contenzioso assume una fisionomia definitiva – sia nell’an che nel quantum – il contribuente è obbligato a rilevarne gli effetti fiscali. Una distinzione sottile ma decisiva, che ridimensiona le pretese dell’Agenzia delle Entrate e richiama al rispetto rigoroso del TUIR.

Competenza fiscale dei risarcimenti: la Cassazione chiarisce i tempi di imputazione

Il caso di cui oggi diamo notizia è quello, affrontato dalla Cassazione in una recentissima sentenza (la n. 24485/2025), della competenza delle spese e dei proventi per e da risarcimenti.

 

Fiscalità dei risarcimenti danni

risarcimenti competenza fiscaleIl caso, preso a prestito proprio dalla sentenza a cui facciamo riferimento è di seguito illustrato.

Un’azienda, con una sentenza di primo grado del 2009, era stata condannata al risarcimento del danno subito da un terzo, e, con una sentenza di secondo grado del 2014, era risultata ancora soccombente.

Il lettore più acuto avrà già immaginato il tema della questione: a quale esercizio occorreva imputare le spese per il risarcimento e l’entrata relativa al rimborso assicurativo della spesa?

Il lettore con più esperienza avrà già immaginato che l’Agenzia contesta la scelta del contribuente, qualsiasi essa sia.

E infatti, così è.

Secondo l’Agenzia delle Entrate, il risarcimento dovuto in base alla sentenza di primo grado era di competenza dell’anno 2009, sicché riprende la deduzione fatta dalla contribuente nel 2014.

Idem per quanto riguarda il rimborso assicurativo, che l’Agenzia ritiene di competenza del 2014, nonostante la non definitività della sentenza di secondo grado e la presenza di dubbi “non manifestamente infondati” circa la spettanza dei danni indiretti in capo alla contribuente.

Secondo la sentenza del (Giudice Tributario) impugnata, il risarcimento avrebbe dovuto essere dedotto inderogabilmente nel 2009 “essendo la sentenza di primo grado esecutiva”.

 

Il corretto periodo di competenza secondo la Cassazione

La diatriba è arrivata dunque in Cassazione, il cui Giudice ha fatto riferimento alla norma, ossia all’articolo 109 del TUIR, che indica al comma 1 il c.d. principio della competenza…

“….i ricavi, le spese e gli altri componenti di cui nell’esercizio di competenza non sia ancora certa l’esistenza o determinabile in modo obiettivo l’ammontare concorrono a formarlo nell’esercizio in cui si verificano tali condizioni.

La sentenza afferma, ricordando giurisprudenza di legittimità conforme, che:

“nell’ipotesi di debito litigioso, che rientra tra le c.d. passività potenziali, il costo non può essere dedotto dal reddito dell’anno in cui la lite ha avuto inizio ma da quello dell’anno in cui essa si è conclusa”, ed ha dunque ritenuto errata la decisione del giudice di merito.

Interessante è soprattutto l’affermazione per la quale…

…“l’esecutività è un’attribuzione processuale della pronuncia di condanna, anche non definitiva, ed essa non deve essere confusa con il requisito della “certezza” del costo, che invece si ha nel momento in cui quell’elemento passivo acquisisce una fisionomia definitiva, sia con riferimento ai suoi elementi costitutivi, sia con riferimento alla sua dimensione quantitativa.”

“I costi posti a carico della contribuente nella sentenza di primo grado del 2009 non possedevano un grado di certezza tale da far ritenere che essi dovessero essere necessariamente imputati all’esercizio del 2009: essi, al contrario, sono diventati ragionevolmente certi solo in seguito alla sentenza di secondo grado, pronunciata nel 2014, con la conseguenza che nessuna violazione dell’art. 109 TUIR può essere imputata alla contribuente che ha dedotto nell’esercizio del 2014 (epoca della sentenza di appello) anche i costi rappresentati nella sentenza del 2009, oggetto di appello.”

“La spettanza in capo alla contribuente dell’indennità assicurativa relativa ai danni indiretti, pure stabilita dalla sentenza di appello, era affatto contestata, in maniera non manifestamente infondata, dalla società debitrice, che riteneva che tale tipologia di danni non rientrasse nella copertura della polizza. Ne deriva che correttamente dalla contabilizzazione degli elementi attivi nell’anno 2014 sono state escluse le somme determinate nella sentenza d’appello a titolo di indennizzo per danni indiretti posti a carico della contribuente.”

A conclusione, il principio di diritto in base al quale,…

…“quando gli elementi attivi e passivi che concorrono a formare il reddito sono portati da un provvedimento emesso in seguito ad un giudizio di cui sia parte il contribuente, quest’ultimo non è tenuto a contabilizzarli se essi sono messi in discussione mediante la proposizione di mezzi di impugnazione ammissibili e non manifestamente infondati, dovendo la contabilizzazione essere effettuata solo quando quegli elementi siano divenuti ragionevolmente certi sia nell’an che nel quantum”.

In materia di competenza, insomma, si potrebbe dire che la fretta è cattiva consigliera, poiché non tutto ciò che sembra “esecutivo” è anche “certo”. Il contribuente non deve anticipare effetti che potrebbero svanire con un appello.

La Cassazione ci ricorda che il principio di competenza non è una corsa contro il tempo, ma un equilibrio tra certezza giuridica e correttezza contabile. In altre parole: prima si chiude la lite, poi si aprono i registri.

 

Abbiamo trattato l’argomento anche su BLAST, nell’articolo “Deducibilità dei costi da risarcimento del danno: la Cassazione fa luce su esecutività della sentenza, certezza e determinabilità”

 

NdR: in materia di risarcimenti e competenza fiscale potrebbe interessarti anche…Somme percepite dal contribuente a titolo risarcitorio: quando sono soggette a tassazione?

 

Danilo Sciuto

Giovedì 11 settembre 2025