Chi riceve la Naspi in anticipo e poi lavora come dipendente rischia di dover restituire l’importo all’Inps. Ma la somma va davvero rimborsata per intero? Una recente decisione chiarisce un principio decisivo e tutela chi si è rimesso in gioco con una nuova attività. Ecco cosa sapere.
Naspi anticipata e lavoro dipendente: quando il rimborso è solo parziale
La Naspi, nota anche come indennità di disoccupazione, è erogata mensilmente dall’Inps ed è prevista dalla legge come misura di sostegno nei confronti di chi perde l’occupazione in modo involontario. Tale misura, infatti, compensa almeno in parte il mancato guadagno dei lavoratori in attesa di trovare un nuovo impiego.
Come spiega l’istituto di previdenza nel suo sito web, ci sono situazioni in cui il beneficiario può ottenere l’anticipo dell’importo totale della prestazione e altre situazioni nelle quali, invece, quanto anticipato va riconsegnato indietro. E, proprio su questi temi, è intervenuta recentemente una decisione della Cassazione che fa il punto su una circostanza ben precisa, ossia quella in cui il rimborso all’Inps può essere soltanto parziale e non integrale. Vediamo quando e perché.
Diritto alla Naspi anticipata e sua decadenza: il contesto di riferimento
Per capire l’importanza dell’ordinanza n. 8422 del 31 marzo scorso, è opportuno ricordare in sintesi il funzionamento della liquidazione in un’unica soluzione dell’importo complessivo della Naspi, al quale è applicata la trattenuta Irpef secondo la legge vigente.
In particolare, i beneficiari possono ottenere l’anticipo se intendono:
- intraprendere un’attività lavorativa autonoma, mettersi in proprio o avviare un’impresa individuale con apertura di partita Iva;
- sviluppare a tempo pieno e in modo autonomo l’attività autonoma già iniziata nel rapporto di lavoro subordinato che, essendo terminato, ha dato luogo alla prestazione in oggetto;
- sottoscrivere una quota di capitale sociale di una cooperativa con rapporto mutualistico di attività lavorativa da parte del socio.
Come intuibile, la finalità della Naspi anticipata è sostenere economicamente il lavoratore che si rimette in gioco e riparte “da zero” con una nuova attività non dipendente.
Tuttavia, se il beneficiario inizia un rapporto di lavoro subordinato prima della scadenza del periodo per cui l’indennità versata in forma anticipata sarebbe durata, se fosse stata erogata in forma mensile, l’indennità va restituita a Inps. Ciò significa che – almeno in linea generale – se una persona lavora anche solo per breve tempo alle dipendenze, ad es. con un contratto part time a tempo determinato o con un contratto a chiamata, potrebbe in brevissimo tempo ricevere una richiesta di rimborso da parte dell’ente previdenziale.
Ma, come abbiamo accennato in apertura, i giudici di piazza Cavour sono recentemente intervenuti con l’ordinanza 8422/2025 che chiarisce una volta per tutte cosa succede in questi casi, spiegando che la somma da restituire non è tutta quella incassata. Cerchiamo di capire meglio vedendo in breve la vicenda giudiziaria e le varie tappe in tribunale.
La vicenda giudiziaria in sintesi
Un ex dipendente aveva conseguito la Naspi in forma anticipata per sostenere le spese di avvio di un’attività autonoma di noleggio auto con conducente. Al contempo, l’uomo aveva svolto anche del lavoro dipendente di modo intermittente, e quindi in via precaria e non continuativa. L’Inps, che considera la Naspi anticipata incompatibile con qualsiasi forma di lavoro subordinato, ha così richiesto indietro le somme erogate, ma nell’importo integrale.
Il lavoratore, ritenendo di non dover riconsegnare tutto indietro, ma soltanto la parte corrispondente ai giorni effettivamente lavorati in forma subordinata, ha impugnato la decisione dell’ente previdenziale e, dopo aver avuto ragione presso la competente Corte d’Appello, ha ricevuto un nuovo provvedimento – sostanzialmente favorevole – da parte della Suprema Corte.
L’Inps contestò infatti la sentenza del secondo grado, ma invano. I giudici di legittimità – con l’ordinanza 8422/2025 – hanno infatti spiegato che se è vero che la Naspi anticipata non può intendersi compatibile con ogni tipo di lavoro dipendente, neanche sporadico e occasionale, è però altrettanto vero che il beneficiario della somma non deve restituire l’intero ammontare, ma soltanto la porzione corrispondente ai giorni effettivamente lavorati come alle dipendenze.
Per fare un esempio pratico, se una persona riceve 20mila euro di Naspi anticipata e, per il periodo di copertura dell’indennità, ha lavorato in forma subordinata soltanto due settimane su 300, dovrà riconsegnare esclusivamente la parte proporzionale a quelle due settimane di lavoro.
Questa decisione è molto importante per tutti coloro che ottengono la Naspi in via anticipata, per aprire un’attività con partita Iva, e si chiedono se il lavoro dipendente – successivamente avviato – comporti la restituzione integrale. Se finora Inps cercava di ottenere indietro tutta la somma versata, ora – con l’ordinanza suddetta – i beneficiari possono contare sul principio di proporzionalità stabilito dalla Cassazione.
La prova dell’attività autonoma
Nel caso di una non improbabile contestazione Inps dell’effettivo avvio ed esercizio di un’attività autonoma, l’interessato dovrà provarne l’esistenza e – per farlo – sarà anzitutto essenziale conservare la documentazione dell’attività con partita IVA già avviata. Ci riferiamo ad es. a contratti e incarichi professionali, fatture emesse, dichiarazioni fiscali e atti di contabilità, iscrizioni a registri, documentazioni attestanti canoni di affitto per ufficio o studio, bollette o costi fissi legati all’attività.
In questo modo l’istituto non potrà contestare la “fittizietà” dell’attività: ad es. se risulta inattiva, senza fatture o clienti, oppure se viene ritenuta solo uno “schermo” per eludere contributi o fingere autonomia.
Ma per tutelare appieno le proprie ragioni sarà necessario il supporto di un avvocato esperto di diritto del lavoro, il quale sarà in grado non soltanto di contestare l’importo richiesto in relazione all’effettiva durata del lavoro dipendente ma potrà – anzitutto – controllare se la richiesta di riconsegnare tutto, da parte dell’ente previdenziale, abbia un reale fondamento. In ogni caso, il beneficiario della Naspi anticipata farà bene ad avvertire senz’indugio Inps dell’avvio di un lavoro dipendente anche sporadico e, in caso di contestazione e richiesta di rimborso, potrà servirsi dei mezzi legali.
Paolo Ballanti
Venerdì 20 giugno 2025