È possibile gestire un’azienda puntando su etica e integrità? Incidenti legati alla business integrity non sono frequenti, ma accadono, con molti manager italiani che riferiscono almeno un caso negli ultimi anni, spesso causato da terze parti. Il whistleblowing è in aumento, con un numero crescente di intervistati che ne ha fatto ricorso rispetto all’anno precedente. L’EY Global Integrity Report mostra che l’etica è una priorità per molte aziende, anche se pochi manager hanno percepito miglioramenti. Le sfide sono molte, ma l’adozione dell’intelligenza artificiale e misure anti-frode stanno crescendo.
Benché non siano all’ordine del giorno gli incidenti legati alla business integrity accadono. Il 21% dei manager italiani ritiene che l’organizzazione per la quale lavora ne abbia registrato almeno uno nel corso degli due anni. Nell’81% dei casi le problematiche sono state generate da terze parti.
Aumentano, tra l’altro, le segnalazione “Whistleblowing”: in Italia ne ha fatto ricorso il 33% degli intervistati contro il 21% del 2022. Sono questi alcuni dei risultati emersi dall’EY Global Integrity Report 2024, un’indagine attraverso la quale è stata raccolta l’opinione di 5.000 membri di consigli di amministrazione, manager e professionisti interpellati su etica ed integrità aziendali.
Ma entriamo nel dettaglio e vediamo cosa è emerso dallo studio.
L’importanza dell’etica e dell’integrità aziendale
L’EY Global Integrity Report 2024 – un’indagine attraverso la quale sono stati sondati qualcosa come 5.000 membri dei consigli di amministrazione, manager e professionisti che operano in 50 diversi paesi, tra i quali anche l’Italia – ha messo in evidenza che per le aziende del nostro paese l’etica e l’integrità aziendale costituiscono una delle priorità del business. Anche se si dovrebbe fare molto di più.
In Italia almeno il 70% dei manager sottolinea come l’azienda per la quale lavora ha previsto delle attività volte alla promozione dei comportamenti etici. Purtroppo i risultati non sono stati percepiti, perché solo il 39% è riuscito a percepire un miglioramento degli standard di integrità nell’arco dell’ultimo biennio.
In dati che derivano da questa analisi riflettono un tema particolarmente importante: le aziende pongono al centro delle proprie priorità l’integrità aziendale, ma le sfide non mancano e sono effettivamente oggettive, condizionate da un contesto geopolitico instabile.
A confermarlo sono un manager su due: il 50% degli interpellati, infatti, ritiene che risulti sempre più complesso riuscire a mantenere alti gli standard di integrità in un periodo storico nel quale si susseguono rapide e grandi trasformazioni. Oltre ad incertezze economiche.
“La business integrity, in Italia, è per adesso una scommessa vinta a metà – afferma Fabrizio Santaloja, EMEIA Leader di EY Forensics & Integrity Services -.
Se, da un lato, i recenti indirizzi normativi, le regolamentazioni di settore, i codici di comportamento delle aziende e le scelte di investimento considerano l’etica negli affari questione prioritaria, c’è da valutare quanto realmente, poi, i comportamenti riflettano nella realtà questi principi virtuosi.
E i dati confermano che c’è ancora strada da fare”.
I comportamenti non etici in azienda
Stando ai risultati messi in evidenza dall’indagine EY, il 21% delle aziende interpellate ha riscontrato dei casi di comportamenti non etici nel corso degli ultimi due anni. Entrando un po’ più nello specifico si è trattato:
- nel 24% dei casi si è trattato di corruzione;
- nel 19% dei casi di frodi e furti;
- nel 10% dei casi di violazione della sicurezza dei dati (a livello mondiale questa percentuale sale al 21%).
Nell’81% dei casi le violazioni hanno riguardato terze parti: l’incidenza, in questo caso, è superiore del 20% rispetto a quello che accade a livello mondiale. Anche se il 75% degli intervistati ritiene che i partner della propria organizzazione si comportino in maniera etica e rispettino i codici di condotta.
Whistleblowing, il panorama italiano
Soffermandosi sulle tematiche di whistleblowing, il panorama italiano presenta dei margini di miglioramento, almeno sotto due diversi punti di vista: quello della sicurezza e quello relativo alla facilità di utilizzo dei sistemi di segnalazione di condotte illecite. Solo il 29% delle persone, che hanno risposto all’indagine, hanno segnalato dei progressi in questo ambito.
“L’implementazione di un sistema di whistleblowing efficace è indicativa dell’impegno delle aziende nei confronti della promozione dell’integrità e dell’etica – si legge nell’indagine ET -. Tuttavia, il 45% dei rispondenti ha dichiarato di aver percepito una certa pressione nell’effettuare una segnalazione. Un dato comunque inferiore al 54% registrato a livello mondiale.
Dati che provano una difficoltà nella cultura aziendale, come conferma il 35% degli intervistati secondo cui la propria azienda non fornisce programmi di training sul tema dell’etica e integrità per la formazione del personale”.
Passando, invece, alla business integrity, almeno sotto il profilo più tecnologico e digitale, l’introduzione dell’intelligenza artificiale ha sostanzialmente trasformato il modo in cui molte aziende operano, contribuendo a migliorare l’efficienza e l’accoglienza.
L’88% dei soggetti che hanno partecipato al sondaggio ha spiegato che la propria azienda ha già adottato si sta preparando ad adottare degli strumenti legati all’intelligenza artificiale. Questa tecnologia offre delle opportunità senza precedenti, ma è necessario mettere in conto una gestione più attenta dei dati aziendali.
Infatti, il 90% delle aziende italiane sta già affrontando proattivamente i rischi di frode e privacy legati all’AI, dimostrando un impegno concreto verso un utilizzo etico e responsabile delle nuove tecnologie.
Pierpaolo Molinengo
Venerdì 28 Giugno 2024