La mancata distribuzione dei dividendi da parte di una holding statica è solo una scelta gestionale o nasconde un vantaggio fiscale sospetto? Quando l’accumulo di utili diventa oggetto di attenzione da parte del fisco si apre il dibattito tra libertà d’impresa e presunta elusione. Un tema complesso che mette a confronto interessi legittimi e limiti del sistema tributario.
Holding statica e dividendi non distribuiti: tra legittimità fiscale e rischio di elusione
Una questione che, con l’emanazione dell’Atto di indirizzo del MEF (a mente del quale configura un vantaggio fiscale indebito il ritardo sine die o significativamente posticipato della tassazione) è venuta a proporsi è se costituisce una fattispecie di abuso del diritto la costituzione di una holding statica che ammassa liquidità senza distribuirla ai soci persone fisiche, ostruendo la tassazione dell’imposta sostitutiva del 26% a favore dell’Erario.
Il modello impositivo IRES per le società di capitali e la variabile tempo
Chi scrive ritiene che la risposta debba essere differita dopo lo scrutinio del modello impositivo incentrato sull’Ires, allo scopo di verificare se la ritardabilità della distribuzione del dividendo, non supportata da valide ragioni imprenditoriali, appaia comunque già essere stata metabolizzata, in termini di equo bilanciamento tra l’interesse pubblico alla percezione tempestiva del diritto fiscale e la libera opzione temporale della distribuzione del dividendo, nella previsione legislativa dei due addendi d’imposta (l’Ires e la ritenuta alla fonte a titolo d’imposta del 26%), oppure se un incondizionato differimento dell’imposta sostitutiva appaia essere contraria ai cd principi impliciti dell’ordinamento tributario e quindi configuri una fattispecie di abuso del diritto.
Nelle società di capitali è indubbiamente vero che la dualità dei due step impositivi risponde ad una unitaria delineazione strutturale dell’obbligazione tributaria, per cui anche se temporal