A qualcuno il budget appare antiquato… ma antiquato non è il budget ma un certo modo di impostare il budgeting.
Questo strumento, invece, recependo alcuni dei suggerimenti offerti, può continuare a svolgere il ruolo di efficace strumento di direzione.
La storia del Budget è talmente lunga che quest’anno diventa centenaria. Il primo libro dedicato allo strumento è infatti di un certo James McKinsey, docente alla University of Chicago, che pubblicò nel 1922 Budgetary control, New York: The Ronald Press, e sempre in quegli anni fondò anche la nota società di consulenza.
In Italia, in quegli stessi anni, eravamo impegnati in altre cose.
Gli studiosi si accorsero di questo strumento e iniziarono a diffondere, nel secondo dopoguerra, gli elementi qualificanti di quella tecnica sino ad allora non considerata in quanto “ci proveniva d’oltralpe e d’oltre oceano”.
Certo, se questa datazione è un dato oggettivo e se lo strumento è durato sino ad oggi, si potrebbe presupporre che nonostante qualche acciacco da età, non è vero che “the budget is dead”.
Forse ha superato o sta superando la prova del tempo.
A questo strumento ho dedicato un libro e quando lessi le epigrafi di alcuni colleghi devo confessare che ci rimasi male. Non volevo crederci.
Il budget è morto viva il budget
Poi ho riflettuto su questa funerea dichiarazione ed ho scoperto che quello che era morto non era il budget, ma un certo modo di fare il budget, un certo modo di impostare il budgeting.
Di conseguenza quando nacquero il filone di studi e l’associazione “Save the Budget” (il cui vero nome era Beyond Budgeting), ne fui felice anche perché questa associazione aveva tra i suoi fondatori il collega Tony Hope che, nell’ormai lontano 1997, incontrai in uno dei primi cor