Le società a ristretto azionariato continuano a far discutere. In particolare, in questo nostro intervento vogliamo soffermarci sulla questione relativa alle modalità di attribuzione ai soci degli utili occulti, oggetto di recente intervento della Corte di Cassazione.
Il caso di Cassazione: accertamento per ripresa a tassazione di maggiori utili accertati
Il ricorrente aveva ricevuto un avviso di accertamento, a seguito della ripresa a tassazione che derivava dai maggiori utili accertati in capo alla s.p.a. per gli anni di imposta 2009 e 2010, di cui risultava amministratore unico e socio con partecipazione oltre il 78%.
Più in particolare, divenuti definitivi gli accertamenti nei confronti della società per mancata contestazione, l’Ufficio ricalcolava i redditi in ragione della partecipazione posseduta nella società di capitali a ristretta base azionaria.
Da qui l’impugnazione del contribuente, che non trovava apprezzamento presso il giudice di prossimità che riuniva i ricorsi e li riteneva infondati, richiamando l’orientamento della Suprema Corte in ordine all’effetto riflesso verso il socio degli avvisi di accertamento definitivi nei confronti della società.
“confermava la sentenza di primo grado, riprendendo le argomentazioni del primo giudice, segnatamente rilevando l’inammissibilità delle impugnazioni degli avvisi di accertamento a carico della società operata dal sig. Z., sia perché promossi tardivamente, sia perché promossi da soggetto non legittimato, atteso che dopo lo spossessamento aziendale, l’unico legittimato rimane il curatore”.
Ricorre per cassazione il contribuente, lamentando, nella sostanza che la gravata sentenza si sia limitata a motivare sulla definitività degli accertamenti in capo alla società, impedendo così una sostanziale difesa del contribuente come persona fisica.
Inoltre, contesta la sentenza per insufficiente motivazione sulle ragioni che hanno indotto a non disporre l’acquisizione degli elaborati peritali disposti in sede penale.