Se gli eredi del professionista deceduto non possono emettere la fattura relativa ai crediti maturati dal de cuius nei confronti di una società fallita, perché la partita Iva dello stesso è cessata, il committente, nel caso in esame il curatore fallimentare della debitrice, potrà emettere un’autofattura elettronica tramite Sdi, solo se la “partita” non è cessata da più di cinque anni.
L’Agenzia delle Entrate interviene in tema di compensi percepiti dagli eredi di professionista la cui partita IVA risulti chiusa.
Compensi percepiti da eredi di professionista con partita Iva chiusa: il caso
Un curatore fallimentare di una società all’atto di assolvere il debito maturato dalla società istante nei confronti di un professionista deceduto, così come da piano di riparto approvato dal Giudice Delegato, ha chiesto agli eredi l’emissione della relativa fattura.
Gli eredi, tuttavia, si trovano nell’impossibilità di emettere la fattura necessaria ai fini del pagamento del compenso professionale, poiché la partita IVA del professionista defunto risulta cessata.
In conformità a quanto chiarito con la risposta ad interpello n. 52/E, pubblicata il 12 febbraio 2020, il curatore ritiene sia suo obbligo emettere autofattura, ex articolo 6, comma 8, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, al fine di non incorrere nelle sanzioni prescritte.
Considerato che, a partire dal 1° gennaio 2019, vige l’obbligo di fatturazione elettronica, il curatore chiede con quale modalità assolvere l’obbligo disposto dal predetto comma 8, dell’articolo 6, dal momento che l’assenza di una partita IVA attiva del professionista preclude, a suo avviso, l’emissione dell’autofattura attraverso il Sistema di Interscambio.
Un caso precedente
Prima di analizzare il caso in commento si ritiene opportuno segnalare un recente chiarimento dell’Agenzia delle Entrate che, con la risposta all’interpello n.52, del 12 febbraio 2020, ha fornito alcuni interessanti indicazioni in merito ai crediti ereditari nel caso in cui la partita IVA del de cuius sia stata chiusa.
Nel caso esaminato dall’Agenzia delle Entrate un contribuente, in qualità di erede di un professionista che svolgeva l’attività di architetto, fa presente che il de cuius in vita (anno 2002) si era insinuato in una procedura fallimentare per un credito professionale per il quale era stato emesso un progetto di notula.
Il 31 dicembre 2006 il professionista ha chiuso la partita IVA ancora in pendenza di fallimento.
Successivamente, nell’anno 2012, l’architetto è deceduto e i due eredi sono subentrati nel credito insinuato.
Il curatore fallimentare nel mese di maggio 2019 ha predisposto un piano di riparto del fallimento che prevede il pagamento parziale del credito professionale.
Il problema nasce dal fatto che il curatore ha richiesto agli eredi l’apertura della partita IVA originariamente chiusa ovvero, in alternat