L’Agenzia delle entrate propone di valutare il passaggio della tassazione dal sistema per competenza a quello per cassa. Quali saranno le modalità? Pagamenti con liquidazioni mensili?
Qualche giorno fa il Direttore nazionale dell’Agenzia delle entrate ha pubblicamente suggerito di valutare il passaggio della tassazione dal sistema per competenza a quello per cassa, a partire dalle imprese minori in contabilità semplificata, forfettari e minimi.
Tassare imprenditori e professionisti sulla differenza tra quanto percepito e quanto pagato è giusto, per una serie di motivi che svilupperemo a parte.
…e possiamo azzardarci a dire che tutti sono d’accordo su questa proposta che peraltro rispecchierebbe al meglio il dettato costituzionale della capacità contributiva; se facciamo un sondaggio probabilmente nessuno (o pochissimi!) dirà che ritiene più equa e opportuna per le piccole imprese una tassazione per competenza, che comporta spesso il pagamento di imposte attraverso l’indebitamento bancario a causa della mancanza di incassi pur in presenza di “vendite”. Chi opera “su campo” sa benissimo che questo avviene non di rado. La tassazione per competenza in particolare nei periodi di crisi economica come quella che stiamo vivendo non si è dimostrata la soluzione migliore, è quindi ora di modificare l’impostazione legislativa. Tra l’altro l’art. 66 del TUIR non è certo un esempio di chiarezza e semplicità legislativa.
Le modalità operative proposte per la tassazione per cassa
Detto questo, gradita quindi l’ipotesi di tassazione dei soli soldi che “rimangono in tasca”, con solo una o massimo due deroghe non di più, occorre valutare le modalità pratiche che l’Agenzia entrate potrebbe imporre.
La modalità più negativa tra tutte le modalità proponibili sarebbe quella che prevede la liquidazione mensile o trimestrale delle imposte, che ci fa tornare alle ipotesi di indebitamenti: gira e rigira torniamo di nuovo lì.
L’agenzia delle entrate propone la liquidazione mensile, o trimestrale. A parte l’assurdo incremento burocratico delle procedure e la distorsione applicativa dell’imposizione che è per definizione annuale (anzichè migliorare peggioriamo sempre più!), l’ipotesi circolata sui quotidiani nei giorni scorsi prevede che se in un mese gli incassi superano i pagamenti il contribuente deve pagare l’imposta (sul “reddito”?).
Nei mesi in cui gli incassi superano le uscite il denaro a disposizione dell’ipotetico imprenditore quindi diminuisce causa pagamento imposte. Ma purtroppo la gestione non è sempre positiva!
Se nel mese successivo l’imprenditore ha più pagamenti che incassi naturalmente non deve pagare imposte, certo. Ma è possibile che non avrà però i soldi per pagare tutti i suoi fornitori perchè nel mese precedente avrà dovuto sborsare allo Stato quasi il 50% del suo guadagno (come tutti sanno tra imposte e contributi previdenziali non manca molto al 50%, se addirittura non lo si supera, ovviamente dipende dall’aliquota impositiva adottata) e non gli saranno rimasti abbastanza quattrini per pagare tutti… e cosa deve fare? Andare in banca a chiedere soldi… e allora ecco che siamo tornati alla attuale situazione.
Pagamenti mensili?
Accettabile quindi la proposta di tassazione del guadagno solo se realmente percepito ma no a liquidazioni mensili o trimestrali.
E se la supposta…. ops, la scusa, che si vuole far digerire al contribuente è quella di dilazionare lungo tutto l’arco dell’anno i pagamenti delle imposte, tutti sanno che è sufficiente scrivere due righe di legge per consentire di pagare in sei rate mensili il secondo acconto di novembre; per il primo acconto, e saldo anno precedente, già si può dilazionare. Quindi ai pagamenti mensili si può già arrivare adesso con poco sforzo e comunque lasciando la scelta al contribuente.
Nell’ipotesi di tassare ANNUALMENTE la differenza tra incassi e pagamenti sarebbe senz’altro interessante la possibilità di dedurre tutta la spesa per beni strumentali in un unico esercizio, lasciando la sola deroga di deduzione per competenza del TFR.
Tutto questo è evidentemente un ulteriore passo verso l’abbandono dell’obbligo di tenuta della contabilità e verso la dichiarazione dei redditi precompilata.
6 agosto 2020
Commercialista Telematico