Omesse dichiarazioni fiscali – la Guardia di Finanza detta le linee guida per la verifica dei professionisti

La mancata presentazione della dichiarazione Iva o la dichiarazione dei redditi, laddove l’ammontare dei compensi percepiti abbia superato l’importo di 50.000 euro, potrà costare molto cara ai professionisti. Il periodo di osservazione è compreso tra l’anno 2013 e il 2016 e i controlli scatteranno qualora l’omissione abbia interessato almeno un’annualità

omesse dichiarazioni fiscaliLe omesse dichiarazioni fiscali (mancata presentazione della dichiarazione Iva o della dichiarazione dei redditi), laddove l’ammontare dei compensi percepiti abbia superato l’importo di 50.000 euro, potrà costare molto cara ai professionisti.

Il periodo di osservazione è compreso tra l’anno 2013 e il 2016 e i controlli scatteranno qualora l’omissione abbia interessato almeno un’annualità. L’ammontare dei compensi percepiti, ed in particolare il superamento della soglia di 50.000 euro, può essere agevolmente verificato sulla base delle certificazioni rilasciate dai sostituti di imposta.

Le indicazioni sono contenute nella circolare 0097540 del nucleo speciale della Guardia di Finanza diretta ai diversi comandi territoriali. A partire dal 30 luglio scorso i comandi territoriali sono dotati di un nuovo software utilizzato soprattutto per il monitoraggio dei contribuenti che intendono saldare di propria iniziativa il debito verso il Fisco. Il software consente di elaborare un’analisi di rischio fondata su determinati indici.

L’accertamento nei confronti dei professionisti parte dall’acquisizione di informazioni di diversa natura. Ad esempio alcuni dati saranno reperiti dalla banca dati dell’INPS, ed altri dati dalle banche dati in dotazione al nucleo valutario.

Allo stato attuale risulta che abbiano omesso almeno una dichiarazione fiscale all’interno del predetto periodo di monitoraggio 1.790 lavoratori autonomi.

La verifica si avvia con l’individuazione del professionista da monitorare, valutandone successivamente l’effettiva vitalità.  Pertanto vengono ricostruiti i dati relativi alla consistenza patrimoniale e alla dismissione patrimoniale, utili per conoscere anticipatamente la situazione patrimoniale riconducibile al contribuente.

I parametri previsti servono per una migliore selezione dei soggetti da sottoporre a ispezione, così da verificare sospetti casi di sottrazione fraudolente al pagamento delle imposte. Tramite la circolare in rassegna, la Guardia di Finanza intende individuare delle linee guida riconoscendo ai comandi regionali un maggior grado di flessibilità ed autonomia decisionale. Potranno così essere meglio valorizzati gli elementi informativi riscontrabili a livello locale.

D’altra parte l’uso delle banche dati si fa sempre più intenso in quanto è in grado di assicurare in tempi estremamente brevi l’incrocio di tutte le informazioni, tracciando un profilo dei soggetti a rischio estremamente efficace. L’ultima banca dati in ordine di tempo, in dotazione alla Guardia di Finanza, è denominata “Amico Plus”.

Deve poi considerarsi che il c.d. “decreto dignità” ha abrogato le disposizioni di attuazione del “redditometro”. Pertanto tale strumento di accertamento non è temporaneamente utilizzabile.

Presumibilmente il legislatore intende “riformare” completamente il “redditometro” rimodulando le concrete modalità di utilizzo e probabilmente anche gli indicatori che sono in grado di attivare l’applicazione di tale metodologia di accertamento sintetico.

L’Amministrazione finanziaria potrà poi ricorrere allo strumento delle indagini finanziarie. Le banche e gli altri intermediari finanziari già comunicano, annualmente, all’Agenzia delle entrate, non solo l’elenco dei rapporti accesi, ma anche il saldo e l’ammontare globale delle entrate e delle uscite.

Inoltre, qualora il rapporto non si caratterizzi per la movimentazione di somme di denaro, l’istituto di credito deve comunque comunicare ulteriori dati. Ad esempio per i contribuenti in possesso di una cassetta di sicurezza, l’istituto di credito comunicherà il numero di accessi effettuati nell’anno per fruire del predetto servizio. Ad esempio un numero di accessi eccessivo può fare presumere che la cassetta di sicurezza nasconda i proventi derivanti dall’evasione fiscale.

 

Nicola Forte

18 settembre 2018