Eventuali differenze fra il prezzo dell’immobile acquistato ed il valore del mutuo concesso all’acquirente possono essere utilizzate dal Fisco in sede di accertamento? Analizziamo una sentenza di Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3986 del 15.2.2017, ha chiarito ancora i presupposti di legittimità di un accertamento in caso di difformità tra prezzo di acquisto di un immobile e mutuo richiesto per lo stesso acquisto.
Nel caso di specie la società contribuente impugnava innanzi alla CTP di Arezzo, un avviso d’accertamento afferente alla determinazione del maggior reddito d’impresa e a maggiori ricavi, in ordine all’attività di vendita di immobili, per l’anno 2006, fondata sulla base delle dichiarazioni degli acquirenti circa i maggior prezzi corrisposti, e tenuto conto dell’importo dei mutui, superiore ai prezzi indicati nei contratti di compravendita immobiliare.
La CTP respingeva il ricorso, con sentenza poi appellata dalla società.
La CTR accoglieva quindi l’appello del contribuente affermando che:
- l’importo dei mutui, superiore ai prezzi dichiarati, riguardava solo alcuni degli immobili ceduti;
- in ogni caso, tale discordanza non era significativa, in quanto la differenza avrebbe potuto essere stata utilizzata per adempiere altre obbligazioni connesse ai medesimi acquisti immobiliari;
- le dichiarazioni degli acquirenti, non allegate agli atti, né acquisite al PVC, erano solo tre su trentatre immobili venduti, mentre per i restanti beni la GdF aveva riconosciuto la congruit