In caso di reati tributari commessi tramite uno schermo societario risponde dei fatti in concorso con l’amministratore di fatto anche il mero prestanome
La Corte di Cassazione – con la sentenza 1590 del 16 gennaio 2018 – ha precisato che il rappresentante legale di una società risponde dei reati penal-tributari disciplinati dal D.Lgs. n. 74/2000, in concorso con l’amministratore di fatto, nel momento in cui, pur rivestendo un mero ruolo formale e, quindi, di c.d. “testa di legno”, ha in ogni caso avuto consapevolezza dei meccanismi e dell’operatività illecita dell’impresa, di cui ha accettato la carica formale congiuntamente ai correlati rischi.
In particolare, nel caso di specie, la Suprema Corte si è pronunciata sul ricorso avverso la sentenza di condanna – emessa dall’organo giurisdizionale di se