la scadenza dello spesometro sta mettendo in luce tutta la faciloneria con cui si è parlato di tale strumento senza tenere conto delle effettive difficoltà tecniche di cui da tempo i professionisti erano consci e avevano segnalato al Fisco
Com’era facilmente prevedibile l’introduzione del nuovo obbligo di Comunicazione dei dati fatture, volgarmente detto spesometro, sta causando gravi difficoltà agli operatori. Come per tanti nuovi adempimenti fiscali prima vi è stato il panico poi il delirio per ottemperare dignitosamente, finchè il sistema non è collassato.
Ecco, il nuovo spesometro è una Caporetto perché la gestione dell’adempimento è resa impossibile dal collasso dei canali di comunicazione dell’Agenzia, che non riescono a gestire la mole di dati che i contribuenti e gli intermediari stanno inviando su richiesta dell’Agenzia stessa. Da venerdì la storia dello spesometro si è arricchita di alcuni dettagli tragicomici che hanno messo in luce la disorganizzazione del sistema.
Il canale telematico ideato per il nuovo obbligo è andato in tilt: accedendo al portale la schermata (vedi foto che accompagna l’articolo) riporta “Il servizio web è temporaneamente sospeso per manutenzione. Restano attivi tutti gli altri canali di trasmissione. Ci scusiamo per l’inconveniente”. A pochi giorni dalla scadenza il fisco non è stato in grado di gestire un canale telematico ideato per un adempimento fortemente voluto dall’Agenzia in quanto ritenuto necessario al contrasto all’evasione (???). Si può sommessamente aggiungere che fino all’anno scorso già si inviava lo spesometro, forse con un po’ meno dati, e sul rodato canale Entratel…
A proposito di dati, giovedì 21 settembre sono state pubblicate le ultime FAQ del Fisco. Tra i tanti dubbi chiariti vi è quello relativo alla corretta compilazione dello spesometro in caso di fatture emesse nei confronti di clienti extracomunitari, che non sono dotati né di codice fiscale né di partita IVA… Rimane un mistero a cosa servono tali dati, in quanto trattandosi di rapporti con soggetti extracomunitari che non forniscono dati all’Agenzia non sarà possibile nessun tipo di quadratura e verifica incrociata.
Sempre a proposito di dati è surreale la segnalazione, arrivata dal gruppo Facebook del Commercialista Telematico, di spesometri non accettati per errori nei CAP indicati. A prescindere dal fatto che in contabilità vanno caricate le anagrafiche corrette, il fatto che sia indicato o meno il Codice di Avviamento Postale di un soggetto a cosa serve per un controllo fiscale, dato che il riconoscimento dei contribuenti è fondato sul codice fiscale e/o sulla partita IVA? O forse quel numeretto diventa un Codice di Avviamento Fiscale?
Evitiamo poi di parlare delle falle alla privacy dei documenti, segnalate in primis da Italia oggi.
La soluzione che si prospetta è che questo invio sia considerato sperimentale (la parola giusta sarebbe fallimentare) e che pertanto non si procederà ad irrogare sanzioni se non per errori dolosi. Il problema è che lo spesometro è stato indicato come adempimento produttivo di gettito IVA nella vecchia Legge di bilancio, pertanto per adottare questa soluzione bisogna inserire una norma in un prossimo provvedimento Legislativo (in pratica nella Legge di bilancio per il 2018). Peraltro tale provvedimento dovrebbe arrivare entro la mattinata di lunedì.
Contribuenti ed intermediari dovranno impazzire per eseguire l’adempimento entro il 28 settembre e sperare che eventuali errori non siano sanzionati. E comunque nel frattempo lo Stato italiano è riuscito ad oberare i contribuenti di ulteriori adempimenti burocaratici inutili e dispendiosi.
Scrivendo questo raccontino sono sorti a chi scrive aluni dubbi sulla razionalità del Legislatore fiscale.
- In 9 mesi non si è riusciti a creare uno strumento software in grado di gestire un adempimento descritto come panacea della lotta all’evasione.
- Si richiede ai contribuenti di inviare una marea di dati al fisco la cui utilità appare nulla ai fini di un controllo fiscale. Rimane sempre un fatto: se il nero è fatto senza emettere documenti non vi saranno mai fatture registrate da inserire nello spesometro.
- Si è descritto lo spesometro come uno strumento produttivo di gettito, salvo scoprire che il fisco non è in grado né di incamerare i dati né di utilizzarli.
- Nella fase di invio sono stati segnalati molti casi di rapporti intrattenuti con controparti che hanno la partita Iva inesistente o cessata da tempo: dato che sono anni che si invia lo spesometro annuale sta venendo il dubbio che i dati di tali spesometri non siano mai stati utilizzati realmente per i controlli.
Si potrebbe arrivare a pensre che l’adempimento sia stato creato per motivi di propaganda, senza avere una reale cognizione strategica di come condurre la lotta all’evasione: inasprisco le comunicazioni dai contribuenti e finanzio la Legge di bilancio coi condoni… Il dubbio è che l’introduzione dello spesometro sia stato lo specchietto per le allodole per far digerire i condoni previsti, chiamati per pudore definizioni agevolate…. ma che rimangono condoni.
All’errore strategico si è sommata l’incapacità logistica di gestire un adempimento da parte di chi lo ha richiesto.
Nel titolo abbiamo citato Caporetto. Dopo la rotta di Caporetto per il Regio esercito ci furono il Grappa, il Piave e Vittorio Veneto, ma ci fu anche la sostituzione del Comandante Supremo ed una revisione della strategia e della tattica utilizzate fino a quel momento…
Prima di inventare nuovi orrori telematici nella prossima Legge di Bilancio (il riferimento voluto è alla fattura elettronica generalizzata) forse è meglio ragionare…
25 settembre 2017
Luca Bianchi