stanno arrivando le prime lettere di alert del Fisco relative alle irregolarità sulle liquidazioni IVA del primo trimestre 2017: il nuovo modo di operare del Fisco ci obbligherà a ragionare su come gestire le scadenze di quei contribuenti che non riescono a versare le imposta nei tempi previsti dalla legge
Sono arrivate le prime lettere di compliance dell’Agenzia delle Entrate relative alle anomalie riscontrate sulle liquidazioni IVA del primo trimestre 2017: un effetto prevedibile a seguito dell’introduzione del nuovo adempimento di invio telematico all’agenzia delle entrate delle comunicazioni dei dati IVA infrannuali. Le intenzioni del Governo erano quelle di ridurre il tax gap IVA, pertanto era evidente che il fisco avrebbe sollecitato i contribuenti non in regola coi versamenti periodici.
In tanti avevano ritenuto inutile il nuovo adempimento per combattere l’evasione IVA, ma l’invio massivo delle comunicazioni segnala un diverso malessere del mondo economico italiano: appare evidente che sono tante le posizioni IVA non regolari (almeno a quanto pare dalle segnalazioni pervenute alla redazione del Commercialista Telematico) perché al contribuente spesso manca la liquidità per assolvere l’obbligo IVA alle scadenze previste. La lettera di alert del fisco vuole spingere il contribuente a ravvedere spontaneamente il proprio debito invece di attendere il recupero coattivo che si avvia generalmente tramite l’avviso bonario che rileva l’omesso versamento.
La fase critica che ha colpito dal 2008 l’economia italiana ed il conseguente razionamento del credito, figlio anche dello stress del sistema bancario, hanno reso ancor più difficile l’accesso al sistema bancario, obbligando imprese e professionisti a trovare diverse forme di finanziamento: la scelta più tipica è quella di dilazionare i pagamenti ai fornitori, ma spesso tale scelta può avere delle controindicazioni, soprattutto coi fornitori strategici.
Il creditore Fisco è un creditore particolare rispetto agli altri:
– al contrario degli altri creditori prevede, grazie alle norme sul ravvedimento operoso, di poter sanare in maniera automatica eventuali inadempimenti pagando un piccolo prezzo per sanzioni e interessi, senza doversi interfacciare con la controparte;
– non è un creditore aggressivo (almeno fino a che gli omessi versamenti non arrivano a diventare cartelle esecutive) e non crea problematiche alla gestione aziendale, ad esempio non può bloccare le forniture o interrompere rapporti di collaborazione;
– a differenza delle banche non richiede istruttorie e garanzie e non vi è rischio che il finanziamento non sia accettato.
Il mancato pagamento di imposte e/o IVA diviene così una ordinaria forma di finanziamento, da concludere (entro certi termini) quando possibile, sfruttando lo strumento del ravvedimento operoso, ora sollecitato dalle lettere di alert del fisco.
Oggettivamente, quella di non versare un modello F24 può essere una tentazione forte, soprattutto in caso di crisi di liquidità: si antepongono i pagamenti urgenti (magari ai fornitori di merci o materie prime necessari per mantenere aperta l’attività) al pagamento fiscale, considerato non strategico ai fini gestionali.
Sicuramente tale comportamento evidenzia una fase di malessere del contribuente: nel piano di equilibrio finanziario di un’azienda/attività professionale il debito IVA è fatto noto e prevedibile, pertanto se non vi è disponibilità finanziaria a pagare il debito vuol dire che lo stress finanziario è elevato (e questo ragionamento diventa ancor più valido con l’attuale regime di contabilità per cassa per i contribuenti “semplificati”).
Da punto di vista dei commercialisti, di fronte alla nuova impronta del Fisco è ancora più opportuno di prima lavorare con i clienti per costruire un modello di gestione finanziaria corretto e coerente con l’attività esercitata, e non limitarsi ad esempio alla sola registrazione delle fatture ed a comunicare il debito Iva in prossimità della scadenza (attività peraltro in cui il professionista è percepito come un “nemico”); con le piccolissime aziende è difficile ragionare di pianificazione finanziaria e fiscale, ma le lettere di compliance del Fisco (e l’architettura della politica fiscale dei prossimi anni) vanno in questa direzione.
La comunicazione di alert del Fisco è una spia di qualcosa che non funziona in azienda e su cui si dovrebbe intervenire.
13 luglio 2107
Luca Bianchi