Esiste ancora la black list per le controlled foreign companies?

analizziamo come l’abolizione della cosiddetta black list ai fini delle controlled foreign companies possa nascondere dei trabocchetti… esistono ancora i paradisi fiscali? Come comportarsi per monitoraggio fiscale e spesometro polivalente?

bandiera-pirata_21053085Introduzione

Nel presente intervento esamineremo la sorte del D.M. 21.11.2001 alla luce delle novità introdotte dalla L. 208/2015 (art. 1 commi 142 e 143) in materia di black list per le controlled foreign companies.

Come avremo modo di esaminare, a partire dal 2016, è venuto meno il ruolo del D.M. 21.11.2001 ai fini della applicazione della disciplina CFC; tuttavia, il decreto non è stato formalmente abrogato ed esistono diversi ambiti normativi che lo richiamano a vario titolo.

Il nostro obiettivo è quello di esaminare se il Decreto in oggetto debba intendersi completamente superato o se lo stesso continui ad esplicare ancora efficacia negli ambiti normativi diversi dalla CFC.

Evoluzioni della disciplina CFC black list

E’ ormai noto come a partire dal 2016, il D.M. 21.11.2001 ha perso la sua efficacia in relazione alla disciplina per cui era nato, ossia l’art. 167 del tuir recante la normativa italiana in materia di controlled foreign companies. A partire dal 2002, il decreto è sempre stato utilizzato per individuare gli Stati o i territori paradisiaci che possono portare alla tassazione per trasparenza dei redditi delle società ivi localizzate in capo al socio italiano. Appare utile in questa sede fornire un veloce excursus delle novità introdotte dal legislatore nel corso degli ultimi anni. La normativa, infatti, è stata oggetto di un processo di frenetica rivisitazione da parte del legislatore…

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