Vendite online ripetute e movimentazioni bancarie significative possono svelare una vera attività d’impresa, anche senza struttura formale. Un caso concreto mostra come l’analisi dei flussi finanziari abbia portato a riqualificare come imprenditore un soggetto che vendeva scarpe con costanza su piattaforme e-commerce.
Le transazioni tracciate su piattaforme digitali diventano così elementi chiave per l’accertamento fiscale. Ma quando la semplice vendita occasionale diventa vero business?
Va considerato reddito d’impresa, valorizzando a tal fine l’abitualità dell’attività, la vendita online su piattaforme telematiche caratterizzata dell’elevato numero di transazioni effettuate in più anni d’imposta, così conformandosi all’orientamento secondo cui l’esercizio delle attività di cui all’art. 2195 c.c., se abituale, determina sempre la sussistenza di un’impresa commerciale, indipendentemente dall’assetto organizzativo scelto.
Il caso: quando le vendite online producono reddito d’impresa
La Corte di Cassazione, con la Sentenza 21/03/2025, n. 7552, ha affermato rilevanti considerazioni in tema di inquadramento reddituale delle attività di vendita online svolte su piattaforme telematiche.
Nel caso di specie, nell’ambito di una controversia avente ad oggetto un accertamento induttivo, ex art. 39, comma 2, del D.P.R. n. 600 del 1973, di redditi di impresa, che l’Agenzia delle Entrate, sulla scorta di indagini condotte anche sui conti correnti intestati al contribuente, aveva imputato a quest’ultimo per le numerose vendite (di scarpe) effettuate negli anni d’imposta 2008 e 2009 su un portale di vendite online, la Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto i ricorsi del contribuente annullando i due avvisi di accertamento.
La Commissione Tributaria Regionale della Tosc