La trasformazione di un ente non commerciale in società commerciale apre scenari fiscali delicati: solo i beni strettamente legati all’attività economica possono beneficiare del regime fiscale neutro. Individuare correttamente il compendio patrimoniale diventa cruciale, con implicazioni significative per la pianificazione e la gestione delle operazioni di riorganizzazione aziendale.
Conferimenti d’azienda e neutralità fiscale nella trasformazione di enti non commerciali in società commerciali
In ordine alla trasformazione eterogenea di un ente non commerciale in una società commerciale il comma 2 dell’art. 171 TUIR testualmente prescrive:
“La trasformazione effettuata ai sensi dell’art. 2500 octies cod. civ. di un ente non commerciale in società soggetta all’imposta di cui al Titolo II si considera conferimento limitatamente ai beni diversi da quelli già compresi nell’azienda o complesso aziendale dell’ente stesso”.
Trasformazione eterogenea da ente non commerciale e società di capitali: problematiche fiscali
La norma in commento raccorda l’esonero fiscale solo a quei beni che, sempre in base alle precise prerogative giuridiche costituenti il paradigma civilistico dell’azienda, intersecano il reciproco rapporto sinergico nell’esercizio di un’attività impresa, mentre per i beni che difettano di tale legame di scopo contempla le ordinarie forme d’imposizione, le quali comunque devono derivare da precise fonti normative che le prevedono e le disciplinano.
Più chiaramente l’obbligo impositivo deve trovate raccordo giustificativo oltre che nella regola generale contemplata nell’art. 9 comma 5, TUIR (a mente del quale: “Ai fini delle imposte sui redditi le disposizioni relative alle cessioni a titolo oneroso valgono anche per i conferimenti in società”) in specifiche regole fi