Le statistiche fiscali per il 2024 ci dicono che sono dipendenti e pensionati a versare la maggior quota di imposte allo Stato Italiano.
C’è forse qualcosa che non va nel sistema tributario italiano. Ci riferiamo proprio alla sua impostazione di base. Non siamo economisti né specializzati in analisi macroeconomiche, ma tentiamo ugualmente un approccio analitico sulla questione, scusandoci sin d’ora di possibili eventuali inesattezze: di fatto lavoratori dipendenti e pensionati versano la quota maggiore di imposte.
Riportiamo una sintesi dei dati, relativi al 2024, pubblicati a marzo 2025 nel Bollettino delle Entrate Tributarie 2024. I dati riguardano: totale delle entrate, accertamenti compresi, in miliardi di euro arrotondati (alle volte è da guardare solo il totale per settore).
Dati Bollettino delle Entrate Tributarie 2024
IMPOSTE DIRETTE
- IRPEF ritenute di acconto dipendenti pubblici 96
- “ “ “ privati 99
- Altre RA 4
- RA lavoro autonomo 14
- IRPEF, saldo e acconto 24
- Altro 4
- TOTALE parziale 241
- IRES 59
- Altro 53
- TOTALE IMPOSTE DIRETTE 353
IMPOSTE INDIRETTE
- Registro 6
- IVA 188
- Bollo 9
- Assicurazioni 5
- Ipotecarie 2
- TV 2
- Accise 31
- Tabacchi 11
- Gioco 6
- Altro 7
- TOTALE IMPOSTE INDIRETTE 267
TOTALE GENERALE ENTRATE TRIBUTARIE 2024 620
Una breve analisi: dipendenti e pensionati versano il 55% delle imposte dirette
Si può subito avanzare una osservazione: la parte prevalente delle imposte dirette è versata dai dipendenti e dai pensionati. E’ ben oltre il 55% del totale delle imposte dirette. Il totale delle imposte dirette rappresenta il 57% del totale delle entrate per imposte, dirette ed indirette. L’IVA, pur essendo l’imposta con maggiore importo, non ha quell’impatto sul totale delle entrate che si potrebbe forse ipotizzare; rappresenta il 30% circa del totale.
Le altre imposte indirette rappresentano circa il 13% del totale. Le imposte sulle successioni e donazioni non sono autonomamente riepilogate, e si ritiene che il loro ammontare sia molto ridotto, nel complesso.
Da una analisi effettuata dall’Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate realizzata da Itinerari Previdenziali nel gennaio 2025, risulta che solo il 13,9% del lavoratori dipendenti riesce a superare la soglia dei 35.000 euro annui lordi, il che deve far riflettere sulla struttura del mercato del lavoro, in Italia. Situazione che ovviamente ha un grande impatto anche sulla fuga dei cervelli e dei giovani in generale dall’Italia. Per i pensionati, un po’ meno di 11 milioni hanno pagato qualcosa, per imposte.
Dall’analisi dei dati IRPEF per il 2023 effettuata dalla Direzione Studi e Ricerche Economico-Fiscali del Dipartimento delle Finanze del Ministero qualche dato (arrotondato):
- Numero dei contribuenti 43 milioni. Numero massimo Lombardia 8milioni e minimo Valla d’Aosta, n. 99.231;
- Reddito complessivo dichiarato 1.028 miliardi; reddito medio complessivo più alto Lombardia (29.120 euro), più basso Calabria (18.230);
- Reddito di lavoro dipendente 554 miliardi, reddito dei pensionati 308 miliardi di euro. In totale, reddito dei dipendenti e dei pensionati 862 miliardi di euro, pari a circa l’81% del totale dei redditi dichiarati;
- Il numero dei lavoratori dipendenti per tipologia di reddito prevalente è di 22,7 milioni; i pensionati 13,5 milioni, gli imprenditori 0,9 milioni e i lavori autonomi 0,4; nel regime forfettario 1,5 milioni di soggetti.
Dal Bollettino del Dipartimento delle Finanze del Ministero n. 191 dell’aprile 2025, “Entrate Tributarie Internazionali” per il 2024, riportiamo qualche dato, rapportandolo ai dati ufficiali italiani:
- Entrate per IVA: Francia 97 miliardi, Germania 302, U.K. 199, Spagna 91 – Italia 188 8il doppio della Francia!);
- Totale entrate: Francia 326, Germania 861, U.K. 779, Spagna 295 – Italia 620 (praticamente il doppio di Francia e Spagna).
Dai dati riportati si evidenziano differenze molto significative, che suggerirebbero un qualche approfondimento.
Il gettito fiscale, in percentuale sul PIL, in Italia è tra i maggiori. Nel 2021 era del 43,28%, tra i massimi in Europa.
Può risultare interessante anche un sintetico esame dei crediti dello Stato per imposte, tasse, contributi, multe ed altro non riscosse/i:
tra il 2000 e il 31 gennaio 2025 il totale ammonta a 1.280 miliardi, di cui:
– 823 [oltre il 64%] sono da imputare a società di capitali e cooperative.
– 300 miliardi dovuti da dipendenti e pensionati e altro,
– mentre i rimanenti 157 miliardi sono dovuti dalle partite iva personali.
(Fonte CIGA di Mestre).
Qualche spigolatura
Come si è visto, dipendenti, pubblici e privati, assieme ai pensionati, garantiscono un introito complessivo pari al 55% delle imposte dirette, mentre il loro reddito complessivo rappresenta l’81% del totale dei redditi soggetti ad IRPEF. E si tratta di oltre 36 milioni di persone, con un reddito medio di circa 24.000 euro annui.
L’apporto complessivo delle imposte indirette al totale delle entrate è del 43% circa.
Dipendenti e pensionati apportano, come imposte dirette, come minimo il 31,5% del totale delle imposte complessive. Sono poi anche soggetti passivi IVA, assieme a molti altri; il totale dell’IVA versata, che quindi ha inciso sui consumatori finali, è di 188 miliardi di euro. Grandissima parte di questa IVA può essere imputata ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Si potrebbe ipotizzare, come minimo, in assenza di altri dati, 150 miliardi a loro carico. Ma potrebbero anche risultare superiori; ne consegue che dipendenti e pensionati pagano anche il 24,2 % del totale delle entrate per IVA.
E quindi complessivamente, tra IPREF e IVA, i dipendenti e i pensionati versano oltre il 55,7% delle imposte, in Italia. Cui aggiungere le tasse sul tabacco, le accise e tanto altro. Si potrebbe arrivare all’incirca al 60%.
In definitiva si può ragionevolmente sostenere che l’intero sistema tributario italiano è sostenuto per la gran parte dai dipendenti, pubblici e privati, e dai pensionati. Le altre categorie di percettori di reddito sono complessivamente incise in misura inferiore. Certamente il numero delle persone coinvolte, tra dipendenti e pensionati, può giustificare questa impostazione, ma un approfondimento sul tema sarebbe auspicabile.
Naturalmente occorre tenere nella dovuta considerazione anche il proliferare negli ultimi anni delle imposte sostitutive, ad esempio quella applicabile ai contribuenti forfettari, quella sugli affitti, la cosiddetta cedolare secca, la tassazione, sostanzialmente al 26%, sui redditi di natura finanziaria, c’è ormai una sostitutiva per tutti…
Giovedì 14 Agosto 2025
Giuseppe Rebecca
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