L’auto aziendale concessa in uso promiscuo è un benefit con effetti fiscali tutt’altro che secondari. Tra nuove soglie ACI, percentuali legate alle emissioni e clausole transitorie, la Manovra 2025 e il Decreto Bollette riscrivono le regole. Come si calcola l’imponibile? E quali novità attendono imprese e dipendenti?
Auto aziendali a uso promiscuo: le nuove regole fiscali in arrivo
Il rapporto di lavoro subordinato è come ben noto un contratto a prestazioni corrispettive dove l’azienda è tenuta a riconoscere la retribuzione in denaro al dipendente a fronte dell’attività resa da quest’ultimo, nel rispetto della mansione definita nel contratto di lavoro o nelle intese successivamente intercorse.
Il compenso in denaro non è tuttavia l’unico mezzo a disposizione dell’azienda per compensare il lavoro svolto dal dipendente.
Esistono infatti una serie di beni e servizi che il datore di lavoro può riconoscere a uno o più lavoratori, ad esempio in ragione delle mansioni svolte.
I beni e servizi, rientrando nella categoria della cosiddetta “retribuzione in natura”, sono soggetti a contributi e tasse, al pari dei compensi in denaro erogati in busta paga.
A questo punto sorge il problema di come quantificare in termini numerici la retribuzione in natura, in modo da permettere il calcolo dei contributi (a carico ditta e dipendente) nonché dell’IRPEF e relative addizionali regionali e comunali.
La normativa fiscale, rappresentata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) approvato con Decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, numero 917, ha risolto la problemati