Le aziende richiedono puntualità ai dipendenti, considerata un obbligo contrattuale. I ritardi possono portare a sanzioni disciplinari, ma esistono eccezioni giustificate, come cause di forza maggiore o problemi personali documentati. La tolleranza dipende anche dalla diligenza del dipendente. Se i ritardi sono frequenti e non giustificati, l’azienda può contestare formalmente la condotta e applicare sanzioni proporzionate, fino al licenziamento nei casi più gravi.
Specialmente nei settori ad alto tasso di competitività, le aziende hanno bisogno di personale diligente, efficiente e rispettoso delle direttive impartite. Il profitto rappresenta la misura del successo e dietro ogni attività aziendale vi sono sempre consistenti investimenti economici. Ecco perché il datore di lavoro non può che aspettarsi dipendenti puntuali nell’arrivare in ufficio, consapevoli che il rispetto dell’orario di lavoro costituisce un imprescindibile obbligo di natura contrattuale.
Se però il datore di lavoro si trova ad aver a che fare con uno o più lavoratori che hanno difficoltà con le lancette dell’orologio, la domanda sorge spontanea: come comportarsi con chi arriva in ritardo al lavoro? Di seguito faremo un po’ di chiarezza a riguardo, anticipando però che ci sono alcuni distinguo da fare, perché non tutte le situazioni sono uguali. Ecco cosa sapere.
Ritardo al lavoro: rischi per l’azienda e per il lavoratore
Tipicamente il regolamento aziendale o la lettera di assunzione comprendono il dettaglio dell’orario di lavoro e delle modalità in cui è articolato nella giornata. L’orario di ingresso è fissato dal datore di lavoro in linea con le esigenze organiz