Condividere lo studio con altri professionisti può ridurre i costi e creare sinergie, ma richiede attenzione a contratti e privacy. Vantaggi come spese condivise e networking si bilanciano con sfide di autonomia e concentrazione. Fondamentale gestire aspetti fiscali, durata del contratto e indennità.
Professione in forma individuale e possibilità di condivisione dello studio del commercialista con altri professionisti
L’attività professionale può essere esercitata dal singolo professionista ovvero da più professionisti, anche sotto la forma giuridica di una STP. A parte questa scelta strategica, ve ne è un’altra, anche se meno coinvolgente: volendo esercitare l’attività professionale da solo, è opportuno che il professionista condivida lo spazio con altri professionisti ovvero con altri lavoratori autonomi?
Nel caso si propenda per l’esercizio della professione in forma individuale e, nel caso si opti per la condivisione dello spazio locato, con specifico contratto di locazione, con altri professionisti, è necessario:
- accertare se è consentito, nel proprio contratto di locazione, la sublocazione a terzi?
- individuare il contratto che deve legare il primo professionista al professionista o lavoratore autonomo che subentra.
In altri termini, occorre stipulare un apposito contratto di locazione o optare per un contratto di comodato? Escludo il ricorso al contratto di comunione d’uso di cui all’art. 1102 c.c. (rubricato “Uso della cosa comune”). Secondo detta norma civilistica, ogni partecipante può utilizzare la cosa comune, a condizione che non ne modifichi la destinazione e non impedisca, agli altri partecipanti, di farne parimenti uso in base al loro diritto. Per il raggiungimento di detto scopo, il partecipante può apportare, a proprie spese, le modificazioni utili per il miglior