La scelta dell’Università è un momento fondamentale fondamentale per dato che può incidere sulle opportunità nel mondo del lavoro. Ecco perchè sono fondamentali le discipline STEM e le università del Nord Italia…
L’osservatorio Jobpricing ha presentato la nona edizione della University Report, un’importante analisi annuale, che permette di avere una panoramica completa e precisa sul ruolo che l’istruzione terziaria ha nelle prospettive occupazionali e retributive dei giovani laureati italiani. Il rapporto ha confermato quanto sia importante l’istruzione per potersi muovere nel mercato del lavoro, che ogni anno diventa sempre più competitivo.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire quali sono i dati messi in evidenza dall’analisi.
Quali sono i fabbisogni occupazionale per il quinquennio 2023-2027?
I fabbisogni occupazionali, stando alle previsioni Excelsior per il quinquennio 2023-2027 vede i profili altamente qualificati tra quelli maggiormente ricercati. Le professioni a bassa qualifica, invece, diventeranno nel medio periodo sempre più marginali.
Nella Pubblica Amministrazione, per esempio, il 64,6% della forza lavoro è costituito da delle professioni con un’elevata specializzazione. Il 28,9% del personale è ricoperto da profili impiegatizi a specializzazione intermedia. Solo e soltanto il 5,6% dei profili è a bassa qualifica.
La situazione è leggermente diversa nel settore privato, dove troviamo la seguente situazione:
- professioni ad alta specializzazione: 31,9%;
- profili intermedi: 35,2%;
- profili a bassa qualifica: 32,9%.
L’andamento appena descritto è determinato anche dalla crescente importanza dell’intelligenza artificiale e dalla sua integrazione nei vari processi produttivi e dei servizi. È importante sottolineare come l’AI stia modificando radicalmente il mercato del lavoro e stia richiedendo delle competenze avanzate per la sua implementazione e gestione.
“Il report di quest’anno ribadisce ancora una volta l’importanza di investire il proprio tempo e il proprio denaro in un percorso di formazione universitaria. I dati parlano chiaro: chi ottiene questo titolo di studio riesce a trovare lavoro più facilmente, più velocemente e può arrivare a ricoprire posizioni di responsabilità in azienda, percependo di conseguenza anche retribuzioni mediamente più elevate rispetto a chi si ferma alla sola scuola dell’obbligo – spiega Andrea Anselmi, Consultant di JobPricing -. Avere un’istruzione elevata riflette i propri benefici non solo a livello individuale, ma anche collettivo: una società composta da persone con un titolo di studio superiore aumenta la propria produttività, il proprio benessere e la propria coesione, riducendo anche le differenze sociali ed economiche al proprio interno.
Andrea Anselmi prosegue spiegando che “è importante che, chi si trova a dover scegliere se intraprendere un percorso universitario, abbia una chiara panoramica sull’evoluzione del mercato del lavoro e su quali aree disciplinari presentino la maggior domanda professionale, andando quindi a colmare quel mismatch presente tra i profili che entrano nel mondo del lavoro e quelli invece maggiormente richiesti (in primis quelli relativi all’area delle discipline STEM).”
I problemi dell’Italia
In Italia devono ancora essere affrontati alcuni problemi legati all’istruzione, che sicuramente avranno un impatto determinante sul mondo del lavoro. Da tenere sotto controllo ci sono:
- il tasso di laureati basso rispetto alla media europea. Siamo davanti ad un divario che mette in evidenza la necessità di incrementare l’accesso all’istruzione superiore e di promuovere l’importanza della laurea come fattore chiave per l’occupabilità e la crescita professionale;
- qualifiche tecniche e professionali: queste figure sono particolarmente richieste dal mercato del lavoro. A questo punto sarebbe importante rafforzare l’offerta formativa nei settori STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e sviluppare percorsi di formazione professionale in linea con le esigenze del mercato;
- disoccupazione giovanile: nel nostro Paese continua ad esserci un elevato tasso di disoccupazione giovanile. Nel 2023 si è attesta intorno ad un 23%, una delle percentuali più alte in Europa. Il problema è strettamente legato alla mancanza di competenze adeguate tra i giovani e alla difficoltà di transizione tra il sistema educativo e il mercato del lavoro;
- formazione continua: la partecipazione degli adulti a programmi di formazione continua è essenziale per mantenere la competitività della forza lavoro. Tuttavia, in Italia, solo l’8% degli adulti partecipa regolarmente a programmi di formazione e aggiornamento professionale, rispetto alla media europea del 11%. Questi dati confermano l’importanza cruciale dell’istruzione e della formazione per migliorare la competitività del mercato del lavoro italiano e supportare la ripresa economica del paese. Investire nell’istruzione, migliorare l’accesso alle qualifiche superiori e promuovere la formazione continua sono strategie fondamentali per affrontare le sfide future e garantire una crescita sostenibile.
L’importanza dell’istruzione
Non sono solo questi i dati messi in evidenza dall’Osservatorio Jobpricing. Benché le sfide del sistema educativo italiano siano ancora molteplici, investire nell’istruzione superiore continua ad essere una scelta vincente. Il rapporto mette in evidenza che più alto è il livello di istruzione, maggiori sono le opportunità di occupazione e di carriera. La retribuzione media dei laureati è il 45% superiore a quella dei non laureati. Siamo davanti ad una differenza di circa 13.000 euro sulla Retribuzione Annua Lorda (RAL).
Ma non è solo importante laurearsi, ma è anche opportuno scegliere l’ateneo giusto.
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L’importanza delle università del Nord Italia
Le università del Nord Italia e gli istituti privati come il Politecnico di Milano e l’Università Commerciale Luigi Bocconi offrono maggiori prospettive di guadagno rispetto a quelle del Sud. Ad esempio, i laureati del Politecnico di Milano guadagnano in media il 17.6% in più rispetto ai laureati dell’Università degli Studi di Cagliari.
Le discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) si confermano ancora una volta come le più remunerative. I laureati in queste aree non solo godono di salari più elevati di circa il 4% rispetto alla media, ma anche di una maggiore stabilità occupazionale. Questo riflette una domanda crescente di competenze tecniche e digitali nel mercato del lavoro moderno che premia chi ha investito in una formazione specializzata in questi settori.
Pierpaolo Molinengo
Lunedì 5 Agosto 2024